Dopo il rigetto della richiesta di giudizio immediato da parte del gip, la Procura di Napoli ha emesso tre avvisi di conclusione delle indagini preliminari per la compravendita di senatori; destinatari degli avvisi sono Silvio Berlusconi, Valter Lavitola e l’ex senatore (agli arresti dopo aver perso l’immunità, ndr) passato dall’Idv al centrodestra impedire che che Romano Prodi ottenesse la fiducia.  Proprio De Gregorio ha Sergio De Gregorio confessato di aver ricevuto 3 milioni dal leader del Pdl. Il reato ipotizzato nell’avviso è di concorso in corruzione. La Procura pertanto ha deciso di procedere con rito ordinario; gli indagati hanno ora 20 giorni per chiedere di essere interrogati o depositare memorie difensive. Successivamente la Procura dovrebbe procedere alla richiesta di rinvio a giudizio che dovrà essere valutata dal gup in sede di udienza preliminare. 

”Le indagini svolte, per quanto complete, non consentono di ritenere allo stato superflua la celebrazione dell’udienza preliminare in vista della celebrazione del dibattimento” ha scritto il gip Marina Cimma nell’ordinanza con cui ha respinto la richiesta dei pm partenopei. Il giudice ha accolto alcune osservazioni avanzate dal collegio di difesa composto dagli avvocati Michele Cerabona e Niccolò Ghedini, legali del Cavaliere, Gaetano Balice, che assiste Valter Lavitola, e Carlo Fabbozzo, difensore di Sergio De Gregorio. Per il gip le prove acquisite non deponevano univocamente nel senso della sussistenza dell’ipotesi della corruzione piuttosto che quella del finanziamento  illecito.

I legali di Silvio Berlusconi avevano depositato una memoria per chiedere al giudice per le indagini di sentire Berlusconi e di non accettare la richiesta di giudizio immediato per lui prima della convocazione dell’ex premier. Il codice prevede che la Procura potesse chiedere il giudizio immediato, saltando così l’udienza preliminare, solo dopo avere sentito l’imputato. I pm napoletani ritenevano di aver assolto questo onere, convocando l’indagato in ben tre date diverse. Il leader Pdl non si era presentato a nessuno dei tre appuntamenti (5,7 e 9 marzo) e aveva chiesto un rinvio a dopo il 15 marzo, negato dai magistrati napoletani che hanno presentato ugualmente la richiesta.

Secondo la Procura di Napoli Berlusconi fu l’”istigatore prima e l’autore materiale poi” dell’’Operazione Libertà“: una strategia tesa a portare al centrodestra “il maggior numero di senatori tra quelli che avevano votato la fiducia” a Prodi. De Gregorio ai pm aveva ricordato che i rapporti numerici tra maggioranza e opposizione al Senato erano di 158 a 156 “ciò faceva ovviamente immaginare la possibilità di ribaltare gli elementi numerici e ricordo bene che già dopo il voto che mi vide eletto presidente della Commissione Difesa, discussi a palazzo Grazioli con Berlusconi di una strategia di sabotaggio, della quale mi intesto tutta la responsabilità…”.  Anche Lavitola ai pm aveva raccontato che l’allora senatore negoziò con il cavaliere l’incarico.

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