Il pm della Dda di Napoli Alessandro Milita fa domande sul sostegno elettorale dei clan casertani a Nicola Cosentino, il collaboratore di giustizia Domenico Bidognetti nelle risposte si dilunga e tira fuori un particolare inedito: nei primi anni ‘90 “noi del clan dei Casalesi chiedemmo al clan Lago di Pianura (quartiere di Napoli, ndr) di sostenere Alessandra Mussolini per andare contro ai nostri rivali, i Moccia di Afragola, che invece appoggiavano Antonio Bassolino”.

Dichiarazione sorprendente, che persino uno degli avvocati di Cosentino, Agostino De Caro, profondo conoscitore delle carte dell’inchiesta sulle presunte collusioni camorristiche nel business dei rifiuti dell’ex sottosegretario Pdl, costituitosi nel carcere di Secondigliano venerdì scorso, definisce “nuova”, tanto da farne oggetto di controesame. Domenico Bidognetti, cugino del superboss Francesco ‘Cicciotto ‘e mezzanotte’ Bidognetti, pentitoti il 13 settembre 2008, conferma. Rinforza il concetto: “A noi Casalesi il comunista Bassolino non piaceva”. Senza però riuscire a indicare bene le date e le circostanze. Dovrebbe trattarsi delle elezioni amministrative del novembre ’93 a Napoli, le prime con l’elezione diretta dei sindaci, che videro Bassolino e la Mussolini contrapposti in quota Pds e Msi per la conquista di Palazzo San Giacomo. Berlusconi doveva ancora scendere in campo. Forza Italia non esisteva. Cosentino era ancora un politico locale del casertano, semisconosciuto al grande pubblico.

Nella prima aula penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere la gabbia è vuota. La trentasettesima udienza del processo per camorra a Nicola Cosentino è forse la prima che si celebra in assenza dell’imputato. L’ex coordinatore regionale del Pdl lo aveva annunciato in una lettera ai magistrati che si occupano del suo caso: rinuncerà al diritto di partecipare al dibattimento fino a quando si protrarrà la sua condizione di detenuto. Martedì 19 marzo verrà sentito dal Gip per l’interrogatorio di garanzia. Il 21 marzo è fissato l’appello per chiedere la revoca delle due ordinanze di custodia cautelare che lo hanno colpito.

Domenico Bidognetti, sentito in videoconferenza, porta punti alla tesi dell’accusa che indica in Cosentino il referente politico della camorra: “L’abbiamo sempre portato a Cosentino, in tutto, e anche Gaetano Vassallo (il ‘ministro dei rifiuti’ della fazione Bidognetti, ndr) accettò la nostra richiesta di impegnarsi per Cosentino. Poteva essere il contrario? No”. Il cugino del boss afferma di essersi rivolto a uno dei fratelli Cosentino per farsi cambiare assegni e che in qualche circostanza era presente anche Nicola, che lo avrebbe pure aiutato ad ottenere il porto d’armi. “Mi chiedeva di mandare i saluti a Francesco Bidognetti”. Secondo il pentito, Nicola Cosentino avrebbe incontrato il boss ‘Cicciotto ‘e Mezzanotte’ anche durante la sua detenzione ai domiciliari e durante la sua latitanza: “Si vedevano a casa di Bernardo Cirillo e Pasquale Iorio”. 

“La famiglia Cosentino era una sola cosa con i Bidognetti – ha affermato il parente di Cicciotto, reggente del clan tra il 1993 e il 1996 – io stesso conosco Nicola e i fratelli da quando ero piccolo. Nel 1988 Nicola, che era avvocato, mi ha fatto anche prendere il porto d’armi facendomi superare l’esame in un ufficio di Caserta. Il clan lo ha sempre appoggiato alle varie tornate elettorali ma io le date delle elezioni non le ricordo. Ricordo però che Nicola e il fratello Giovanni erano spesso a casa di Cicciotto, anche quando questi era ai domiciliari, mentre quando era latitante lo incontravano a casa di Bernardo Cirillo e di Pasquale Iorio (zio di Cicciotto, ndr). Più volte io stesso mi sono recato dai Cosentino a cambiare gli assegni che gli imprenditori ci consegnavano a titolo di estorsione. A cambiarli, anche quando tra il ’95 e il ’96 ero latitante o agli arresti domiciliari, era Giovanni Cosentino, fratello di Nicola. Anche quest’ultimo era presente”. Tale circostanza è stata però contestata dall’avvocato del politico Agostino De Caro: “Perché lei prima solo nel 2009, quando l’ordinanza di custodia cautelare a carico del mio assistito è stata resa nota, e non prima, ha parlato di tali incontri? “L’ho ricordato quando mi è stato chiesto” ha risposto Bidognetti, che poi non ha saputo indicare eventuali favori fatti al clan dall’ex deputato dopo le elezioni.

Francesco Cantone ha invece riferito di un colloquio avuto al carcere di Santa Maria Capua Vetere nel 2009 con Massimo Russo, fratello di Giuseppe ò padrino (la sorella è sposata con il fratello di Nicola Cosentino, ndr). “Russo – racconta il pentito – mi disse che Cosentino stava diventando il braccio destro di Berlusconi e che avrebbe messo le cose a posto per quanto riguarda i collaboratori e i soldi”. Si tornerà in aula il 25 marzo prossimo ma domani intanto l’ex parlamentare del Pdl sarà interrogato in carcere dal giudice Egle Pilla che ha firmato la seconda richiesta d’arresto.

Aggiornato da redazione web alle 19.17

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