Articolo 18. In caso di licenziamento per motivi economici non è più previsto il reintegro automatico. il giudice potrà decidere di chiudere il caso con un risarcimento (tra le 15 e 27 mensilità).

Lavoro a tempo determinato. Diventa più costoso per i datori di lavoro perché prevede un contributo aggiuntivo dell’1,4% per finanziare l’Aspi (i nuovi ammortizzatori sociali). Il primo contratto di questo tipo potrà essere stipulato anche senza indicare la causale e potrà avere una durata massima di 12 mesi (resta il limite massimo di 36 mesi di rinnovi prima dell’assunzione a tempo indeterminato o della risoluzione del rapporto): tra un contratto e l’altro, poi, devono trascorrere almeno 90 giorni (prima erano 20) se il contratto ha superato i sei mesi e almeno 60 se non lo ha fatto (prima erano 10).

Apprendistato. Dovrebbe diventare la via principale d’accesso al lavoro per i giovani: questo contratto non può avere durata inferiore ai sei mesi e i datori di lavoro sono tenuti ad assumere almeno la metà degli apprendisti avuti nell’arco di 36 mesi (fino al 2015 la percentuale è del 30%), pena l’impossibilità di procedere con l’assunzione di nuovi apprendisti.

Partite Iva. Sono considerate “false” quelle il cui reddito deriva per almeno l’80% da un unico committente con un rapporto continuativo che duri più di otto mesi in un anno e preveda una postazione di lavoro in azienda: bastano due condizioni su tre per giustificare una causa, ma l’imprenditore non è obbligato ad assumere il lavoratore se il suo reddito supera i 18mila euro, è iscritto ad un ordine professionale o svolge un lavoro ad alte competenze tecniche.

Cocopro. Per questa tipologia di contratti è previsto un aumento dei contributi previdenziali e l’indicazione precisa e obbligatoria del progetto e del risultato finale atteso. Parecchie complicazioni burocratiche sono previste pure per l’utilizzo dei voucher per i lavori occasionali.

“Più licenziamenti, più precari”: leggi l’inchiesta sui risultati della Riforma Fornero

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