Se non avete visto Crash di Paul Haggis, non sapete cosa mi aspetto da un PapaMatt Dillon è uno sbirro di Los Angeles. In una giornata tipo della sua vita, ha un sacco da fare, sparatorie, inseguimenti, accompagnare suo padre al gabinetto e vederlo gridare di dolore mentre piscia con un cancro alla prostata, prendersela – con tono vagamente razzista – con una cretina che fa l’assistente sociale, palpeggiare e mortificare una bella donna durante un normale posto di blocco serale, salvare la vita di quella stessa donna, l’indomani, rischiando anche la sua. Il sottotitolo italiano di Crash è “Contatto fisico”, quello sbirro è un uomo che non rifiuta il contatto fisico con la vita. Questo fa di lui, una canaglia, un miserabile, un figlio stupendo, uno che salva le vite. Tutto insieme, nello stesso sbirro. Orrore e bellezza.

Lo vedrete – sfinito – piangere per suo padre in un cesso di una casa poco, lo vedrete miserabile mentre offende la dignità di una donna, lo vedrete buttarsi in un’auto in fiamme, con quella stessa donna incastrata dentro. Salvarle la vita mentre lei gli grida “Non mi toccare” e tutti gli dicono “non farlo, è troppo tardi”. Ma non è questo il punto. Il punto è che il giovane compagno di pattuglia di Matt Dillon, un poliziottino politically correct appena uscito dall’Accademia, a fronte della “controversa” personalità del collega, chiede al comandante di cambiargli compagno d’auto.E così sarà. Nel salutarsi Matt Dillon gli stringe la mano, augurandogli buona fortuna e poi, abbassando il tono della voce lo tira verso di sé. “Guardami – gli dice – a voce bassa ad un millimetro da faccia – adesso ascoltami – prosegue Dillon – tu credi di sapere chi sei, ma tu non hai idea. Tu non ne hai idea”. Matt è solo uno che fa il suo lavoro. 

Senza fare paragoni cretini, io mi attendo da un Papa che mi parli come Dillon ha fatto al fighettino, e appena un accenno saccente o di giudizio apparirà sul mio volto, mi tiri verso di sé e mi dica “Tu credi di sapere chi sei. Ma non ne hai idea. Tu non hai idea”. Personalmente il primo impatto con Jorge Mario Bergoglio è stato positivo (a dir poco). Si può credere o meno al ruolo della Chiesa, fatto sta che questa strana “ditta” ha uffici e filiali in tutto il mondo. In questi uffici lavorano impiegati modello e misere canaglie, esattamente come la ditta d’imballaggio che abbiamo sotto casa.Senza riferirci al nuovo Papa Francesco I ma allargando il discorso più in generale, ricordiamoci  che la ragione sociale della Chiesa è semplice: gli esseri umani.  E da esseri umani è fatta (belli, brutti, santi e infami)  lavora e interagisce con illuminate democrazie, nobili monarchie e con stati impestati da dittature. Si sporca le mani, a volte perché è corrotta, altre perché, almeno, lei le mani le usa. A volte bene altre male, fa il suo “lavoro”, come Matt.  

Di Papa Bergoglio (Francesco I) non sappiamo ancora molto, alcune cose però sì. Ha scelto di chiamarsi come Francesco, appunto. Ha “lavorato” in Argentina, avendo a che fare – sul come ci sono opinioni discordanti – con una nazione in cui c’era un dittatore come Videla. Ha una visione francescana di certi temi, e molto conservatrice su quelli etici (vita, famiglia). Da bambino, ha consegnato il disegnino di una casetta a una ragazza “Questa è la casa che comprerò per noi” c’era scritto. Ama il tango e tifa San Lorenzo. Il meraviglioso casino insomma, di chi è in “contatto fisico” con la vita, un impasto di cose diverse e in apparente contrasto fra loro.  A me basta, per aprirgli la porta e ascoltare che ha da dirmi. Bergoglio ha una particolare attenzione per gli ultimi (lui stesso è stato un “ultimo” da emigrante)  ha dovuto interagire con le nefandezze di una dittatura – i termini e gli inevitabili chiaroscuri di tale rapporto non li conosco in prima persona e li lascio alle “fazioni” già litiganti –  e si è innamorato. Anche questo è “Contatto fisico” con la vita.  

Il rischio, che è già in corso, è quello di fare di lui un Papa su misura; la nostra. E dunque un ritrattino oleografico (una certa retorica della povertà, il Papa della gggente, etc) o, dal lato opposto, di partire con le consuete ossessioni antitutto e sporca tutto (fascista, squadrista, comunista, Venusiano, cugino di Diabolik, etc) che stavolta toccano il Papa ma che, fossero eletti amministratori di condominio, toccherebbero anche a Topo Gigio, Heidi o Tiramolla. Un gran bel segno sarebbe se Francesco I si beccasse del comunista e del fascista allo stesso tempo. Ah, giusto per completezza d’informazione, nel finale di Crash Matt Dillon prosegue il suo mestiere, mentre il poliziottino politically correct uccide un giovane di colore. Innocente. Credeva fosse armato, invece stava solo per estrarre un santino dalla tasca. Il poliziotto “scrupoloso” gli spara nel petto, lo ammazza e lo scarica giù dall’auto, andandosene. Adesso forse, sta iniziando ad avere una vaga idea di chi è.

 

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