La crisi economica non risparmia proprio nessuno. Nemmeno i padrini di Cosa Nostra, costretti a tagliare i sussidi destinati alle famiglie dei boss detenuti. Se ne sono accorte le donne di mafia del quartiere Noce di Palermo, dove il nuovo presunto boss Renzo Lo Nigro si è visto costretto ad applicare la spending review della Piovra: mensili decurtati per le famiglie dei padrini detenuti. Troppo pericoloso insistere sulle estorsioni, dopo che qualche richiesta di pizzo era andata male. Troppo azzardato alzare la mira, dopo che appena nell’ottobre scorso un’operazione della polizia aveva decapitato il clan della Noce. Ed ecco che quindi il nuovo reggente Lo Nigro si è trovato a guidare una cosca con troppa poca liquidità in cassa, dopo i 41 arresti di qualche mese fa. Soluzione? Decurtare i ‘mensili’ per le famiglie dei boss detenuti. Le lamentele ovviamente non si sono fatte attendere.

“Deve campare a me, deve campare a mio marito, deve campare i miei figli. Novembre, dicembre, gennaio, e poi non si è visto più nessuno. Non è giusto che abbandoni mio marito Non si discute così, però non è giusto che abbandoni pure a mio marito che per te si è levato la vita” è lo sfogo della moglie di uno dei boss arrestato lo scorso ottobre. Una lamentela rimasta impressa nelle bobine degli inquirenti che dopo il maxi blitz dell’autunno scorso non hanno smesso di monitorare il quartiere nel centro di Palermo. E stamattina all’alba sono scattate le manette per il nuovo presunto boss Lo Nigro e per i suoi luogotenenti Girolamo Albanese e Mario Di Cristina. Sono tutti accusati di associazione mafiosa.

Lo Nigro era già stato individuato dagli inquirenti nei mesi scorsi, ma il gip aveva negato l’arresto per quello che da manganellatore di fiducia del boss Fabio Chiovaro (il reggente della cosca arrestato ad ottobre) avrebbe poi preso in mano le redini della famiglia appena decapitata. Gli inquirenti però non hanno abbassato la guardia iniziando a pedinare Lo Nigro e i suoi uomini quotidianamente. Per cinque mesi hanno registrato ogni movimento di Lo Nigro, intento a mettere le mani sul racket delle estorsioni imposto ai negozianti del centro di Palermo. Il pizzo però non frutta più come una volta: la crisi economica ha messo il cappio al collo dei commercianti. E le denunce sempre più frequenti sconsigliavano ai boss della Noce di insistere troppo su quel fronte. Un nuovo bacino di liquidità è invece quello del traffico di droga. Non più però su larga scala, ma al dettaglio. A Palermo, infatti, Cosa Nostra è tornata ad occuparsi della gestione diretta del traffico di cocaina. “Cosa Nostra ha ripreso in mano il mercato della droga, che è più sicuro del racket delle estorsioni e produce liquidità immediata” è l’analisi tracciata dagli investigatori. Nell’operazione coordinata dai pm della direzione distrettuale antimafia di Palermo Francesco De Bene, Lia Sava e Gianluca De Leo sono finiti in manette anche Vincenzo Cosenza, Alessandro Longo e Giorgio Stassi: accusati di traffico di stupefacenti, per gli inquirenti sono i ‘funzionari’ di Cosa Nostra nella vendita di cocaina al dettaglio. Una droga che non è più destinata soltanto agli adulti ed ai più ricchi, ma al contrario soprattutto ai più giovani. Alla Noce un grammo di ‘polvere bianca’ era venduto anche a 50 euro. Prezzi di mercato in momenti di crisi nera.

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