“Per il Quirinale il centrodestra non ha bisogno di chiedere a nessuno, e tanto meno alla sinistra, ‘candidati in prestito’, perché, dopo tanti presidenti di un solo colore, ha invece diritto a rivendicare un candidato diverso e di altra estrazione”. Parola di Silvio Berlusconi, secondo cui il successore di Napolitano non deve essere di centrosinistra. In una nota, inoltre, il Cavaliere ha precisato la sua presa di posizione: “Il centrosinistra è ormai diviso su tutto e questo non meraviglia più nessuno  – si legge nella nota –  Come non meraviglia la vera e propria guerra scatenata intorno al Governo e alla Presidenza delle Camere con l’obiettivo di sempre: il Quirinale. Ma che qualcuno – sottolinea ancora Berlusconi – per combattere questa guerra, faccia ricorso al centrodestra per farsene scudo, è addirittura grottesco. Quelle di cui parlano oggi i giornali sono solo beghe interne al Pd, inventate per mascherare l’eterna lotta di potere che, oggi come ieri, ha sempre caratterizzato la sinistra. Manovre meschine e strumentali che rivelano, una volta di più, quelle radici antiche che affondano in una ideologia mai rinnegata, e che ancora inquina quello schieramento”.

Il duro attacco di Berlusconi, però, non è una risposta al ‘rammarico’ con cui il Colle ha commentato la manifestazione di ieri del Pdl al Tribunale di Milano, né una reazione alle mosse del presidente della Repubblica, che oggi ha ricevuto il Pdl e convocato il Csm. O almeno non solo. Quella del Cavaliere è soprattutto una presa di posizione o, meglio, quasi una rivendicazione politica sulla massima carica istituzionale dello Stato italiano.I giochi per la successione a Napolitano, del resto, sono già iniziati da tempo e, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, potrebbero vedere Pdl e Pd sullo stesso carro. Secondo quanto riportato dall’Agi, infatti, tra i democratici c’è chi sostiene che al Pdl possa ‘convenire’ votare per esempio per Massimo D’Alema al fine di escludere l’ipotesi Romano Prodi, vista dai pidiellini come fumo negli occhi. Ma non solo. Il presunto accordo con il Pd servirebbe a Berlusconi anche per un altro motivo.

La sua vera preoccupazione, infatti, è quella di subire due nuove condanne, nel processo Ruby e nell’appello Mediaset, proprio nel pieno delle trattative su governo e Quirinale e, di fatto, essere messo fuori dai giochi. Da qui il tentativo, ‘complici’ anche le condizioni fisiche, di spostare il più in là possibile le sentenze. L’obiettivo berlusconiano e dello stato maggiore del Pdl è semplice: trovare la ‘sponda’ nel nuovo Presidente della Repubblica, una sorta di ‘garanzia’ che metta al riparo l’ex premier da nuovi e vecchi ‘attacchi’ giudiziari. Ma nel Pdl c’è anche chi torna ad avanzare l’ipotesi, assai remota, di una nomina a senatore a vita per il Cavaliere. Fatto sta che se da una parte il Pdl in blocco risponde alla ‘chiamata alle armi’ di Berlusconi contro i pm, dall’altra nel partito non si nasconde un certo disorientamento su quanto sta accadendo e potrà accadere. “Cosa si farebbe se condannassero Berlusconi e lo rendessero ineleggibile?” si chiedono ad esempio alcuni maggiorenti di via dell’Umiltà. Nessuno, al momento, osa porre ufficialmente la questione, ma lo stesso Berlusconi è certo che l’offensiva dei magistrati non si fermerà, è tornato a sostenere, “finché non mi avranno fatto fuori”.

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