There are more things in heaven and earth, Horatio,
Than are dreamt of in your philosophy(1).

William Shakespeare, Hamlet

I sistemi complessi sono contraddistinti da innumerevoli interazioni tra le parti che li compongono. E’, quindi, estremamente difficile darne un’accurata descrizione e comprendere le loro traiettorie evolutive, se osservati da un punto di vista particolare quale può essere quello di una singola disciplina scientifica. Alcuni esempi di sistemi complessi sono gli organismi biologici, gli ecosistemi, il sistema climatico, i sistemi socioeconomici. Ad un livello estremo di complessità possiamo collocare l’assieme delle interazioni del metabolismo termodinamico della società globalizzata e l’ecosistema planetario.

Questa piccola premessa ci serve per commentare il gran parlare che si è fatto in questi giorni di recessione, di crescita, di sostenibilità (o sviluppo sostenibile) e di decrescita.
In particolare, capita di leggere numerose critiche a quest’ ultima, basate, quasi tutte su una lettura piuttosto superficiale di un concetto che, è bene ricordare, è strettamente connesso a quello di sostenibilità e si è evoluto parallelamente ad esso (2)

La definizione di ‘Sviluppo Sostenibile’ fu formulata dalla Commissione Brutla (3), nel 1987, ed suona come lo “sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità, per le future generazioni di soddisfare i loro bisogni».

Questa definizione ha i pregi e i limiti di tutti gli slogan, ovvero è efficace ma piuttosto vaga, e non indica né un significato condiviso della parola ‘sostenibile’, né alcun percorso per perseguire quel tipo di sviluppo auspicato. Quando si parla di sostenibilità, dovremmo, in primo luogo, porci alcune domande per connotarla in maniera più precisa, ovvero:

Perché?
Per chi?
Per cosa?
Per quanto tempo?
Cosa deve essere sostenibile?
Chi decide cosa?

Queste domande sono fondamentali per evitare un approccio unilaterale al problema, tenendo anche presente che la sostenibilità dei sistemi sociali, nelle loro interazioni con gli ecosistemi può essere immaginata soltanto come equilibrio dinamico tra l’efficienza e l’adattabilità. Nessuna struttura o funzione particolare può essere sostenibile indefinitamente. Inoltre le cose sono complicate dal fatto che nessuna singola descrizione può essere soddisfacente, neutrale e obiettiva per definire le proprietà significative di un sistema complesso  (4).

Purtroppo, in genere, i problemi complessi vengono affrontati con un approccio riduzionista, influenzato da una visione del mondo parziale. L’interpretazione che prevale ai nostri giorni è quella economicistica, che tiene conto soltanto di alcune proprietà del sistema e, da questo punto di vista cerca di definirne le traiettorie evolutive. In genere, queste proprietà sono connesse allo scopo di massimizzare il risultato economico in un orizzonte temporale breve, pertanto la concezione economicistica della sostenibilità è, quasi sempre, in forte contrasto con quella termodinamica (che pone l’accento sul consumo di risorse e produzione di rifiuti) e con quella ecologica (compatibilità del metabolismo socioeconomico con la salute degli ecosistemi).

Nessun singolo modello descrittivo tra quelli citati, preso singolarmente, è adeguato per definire il problema nella sua interezza.

La sostenibilità di un sistema è una caratteristica in continuo divenire che non può essere rappresentata da nessun singolo componente dei sistemi sociali. L’esistenza di interessi e obiettivi in conflitto è inevitabile. Il problema della governance è correlato con la scelta di selezionare i componenti del sistema che devono essere promossi o sacrificati per il bene comune.

Concluderemo, pertanto, con le parole di Silvio Funtowicz e Jerome Ravetz, che svilupparono il concetto di Post Normal Science«In un mondo dominato dal caos no conosciamo e non possiamo conoscere a priori se il sistema cui ci riferiamo sia sostenibile. L’approccio appropriato non può più essere quello della scienza analitica (esperimento, dati, dimostrazione), piuttosto, deve risiedere nel riconoscimento dell’incertezza, e nella pluralità delle prospettive» (5).

 1 -«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne abbia sognate la tua filosofia»
2 -Ricordiamo, tra tutti, gli studi sui “Limiti della crescita” del Club di Roma, l’opera di Nicholas Georgescu-Roegen e la scuola di pensiero che va sotto il nome di Ecological Economics
3 – World Commission on Environment and Development, Our Common Future. Oxford University Press,1987.
4 – S. Salthe, Development and evolution: complexity and change in biology, MIT Press, Cambridge, MA 1993
5-In Z.Sardar and I. Abrams, I., Chaos for Beginner, Icon Books Ltd., Cambridge, U.K, 1998)

 

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