“C’è bisogno di una legge sul conflitto d’interessi”. Ne è convinto Urbano Cairo, presidente di Cairo Communication e nuovo editore di La7, appena acquistata da Telecom Italia Media insieme a La7D. Una legge che l’imprenditore è convinto arriverà presto: “Ne parlano tutti, mi pare sia ormai in programma. Aspettiamo quindi il nuovo governo”. Al Four Seasons di Milano per una conferenza stampa sull’acquisizione del canale televisivo, Cairo ha nuovamente respinto le accuse di chi lo vorrebbe all’opera per trasformare La7 nella quarta emittente Mediaset. “Una sciocchezza neanche pensabile”, commenta, ribadendo che i suoi rapporti con Silvio Berlusconi si interrompono nel ’95, “quando venni licenziato da Mondadori pubblicità dalla sera alla mattina”. Oggi, dichiara, “sono un loro competitor”. Quanto ai conti di La7, Cairo intende impegnarsi nella riduzione dei costi (“rubinetti da chiudere”), ma senza toccare il personale e rinnovando la fiducia nel potenziale delle due reti. “Ma niente cordate, non credo siano utili”, assicura Cairo, escludendo quindi le voci di nuovi partner al suo fianco, da Diego Della Valle agli stessi nomi di punta di La7. Rassicurazioni anche sulla linea editoriale: “Rimane quella attuale, che condivido. La libertà di espressione è una caratteristica della rete molto apprezzata, che va presidiata e difesa”. E sempre sul tema della libertà d’informazione l’editore ha risposto alle domande sull’esclusione del giornalista del Fatto, Gianni Barbacetto, dalla trasmissione mattutina di La7 ‘Cofee Break’ per volere di un’altro ospite, l’ex ministro Renato Brunetta, che aveva minacciato di lasciare lo studio. “La presenza di Barbacetto andava confermata, non amo i veti”, dice oggi Cairo. “Ma io”, aggiunge “non ero ancora arrivato”  di Franz Baraggino

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