In città siamo in molti ad attendere Jamie Roberts aka Blawan al varco perché è uno dei produttori da dancefloor più interessanti tra quelli usciti dal coacervo inglese di questi ultimi anni: un magma in cui contempliamo diversi tenaci tentativi di guardare avanti ed in altre direzioni ma al contempo altrettanti sguardi retrospettivamente posati su quei vent’anni di hardcore continuum non trascorsi invano. E Blawan è uno di quegli autori che istintivamente sosteniamo quasi incondizionatamente perché ha dimostrato di avere un approccio aperto, trasversale, lungimirante, pieno di brio e condito da una buona dose di ironia e gusto del party, il che non guasta assolutamente, anzi: pare proprio questo humour beffardo ed un po’ nero uno dei suoi tratti distintivi, quello che lo differenzia, al di là dell’aspetto meramente musicale, da altri ottimi produttori anglosassoni sugli scudi come ad esempio il più rigoroso e progressivo Untold o come Lone, languidamente acid, o Space Dimension Controller e la sua deriva electro, funk e ambient.

Le prime mosse di Blawan si inscrivono alla perfezione nell’alveo del suono evoluto e un po’ intellettuale, tra bass music e post-dubstep, tipico della Hessle Audio a cavallo tra un decennio e l’altro: il suo debutto sulla label di Ramadanman, Pangaea e Ben UFO arriva nel 2010 con il 12” “Fram” ed anche se il Nostro appare ancora alla ricerca di una sua specifica identità siamo già su livelli più che buoni. E’ l’anno successivo, tuttavia, con l’esplosivo ed irresistibile “Bohla EP” ed il singolo “What You Do With What You Have”, entrambi su R&S, e l’autoprodotta “Getting Me Down” che Jamie Roberts ottiene visibilità e stima nell’ambiente ed acquisisce quello stile svitato ed incalzante in bilico tra UK garage, acid e techno che farà la sua fortuna in quell’intensa stagione. Nel frattempo, mentre il suo sound vira sempre più chiaramente in direzione della techno, instaura una proficua collaborazione con gli Analogue Cops, duo di producer italiani di stanza a Berlino: insieme a loro incide un paio di EP su Restoration e Vae Victis e lancia anche il nuovo progetto Parassela, tutto teso al recupero dell’uso delle macchine e di un suono primigenio, attitudine che di certo li accomuna. A tale proposito ascoltare l’EP “Label Nightmares”.

Un altro rapporto stretto, su questa scia, nasce con Pariah, insieme al quale mette in piedi il duo Karenn che frutta due dischi su Works the Long Nights. Nel frattempo, sempre sulla distanza dell’EP, Blawan va ancora a segno, stavolta sulla nuova etichetta dell’amico Joy Orbison, la Hinge Finger: sgancia la sua seconda grande hit, dopo “Bohla”, ovvero la divertente e caustica “Why They Hide Their Bodies Under My Garage”. La storia dell’oggi ci narra di una nuova collaborazione molto molto interessante con un pezzo da novanta come Surgeon (Anthony Child) insieme al quale ha dato vita ad un duo denominato Trade che ha dato alle stampe proprio in questi giorni un nuovissimo EP su Works the Long Nights. Insomma, come avrete intuito siamo a tutti gli effetti al cospetto di un prolifico stakanovista.

Se il percorso di Blawan è fresco, eccitante ed ancora imprevedibile, un po’ diverso è il discorso per Marcel Dettmann, consolidata colonna portante del Berghain di Berlino, dj resident di quello che è a tutti gli effetti, dal decennio scorso, il tempio internazionale della techno. Ed in cui lo stesso Blawan, guarda un po’, suonerà per ben due volte nel corso del mese di marzo. Sulla Ostgut Ton, l’etichetta che fa capo allo storico e venerato club di Friedrichshain, Dettmann ha pubblicato nel 2010 un album omonimo – il primo e l’unico sinora – dallo stile asciutto, austero e minimale che lo caratterizza. Innumerevoli sono tuttavia le sue uscite su 12”: proprio di questi giorni l’ultimissima della serie, ovvero “Linux / Ellipse”, su una label di ottimo auspicio come la 50Weapons.

Blawan e Marcel Dettmann saranno al Kindergarten di via Calzoni 6, Bologna, venerdì 8 marzo. In apertura Draft.

Articolo Precedente

Sting in concerto a Cattolica il 29 luglio per il tour Back to bass

next
Articolo Successivo

Albert Camus, l’omaggio del Teatro Due all’autore de ‘Lo Straniero’

next