Tornano all’attacco i renziani, dopo lo scivolone elettorale di Pier Luigi Bersani alla testa del Partito Democratico. E tra i più attivi in questi giorni c’è il braccio destro del sindaco di Firenze alle scorse Primarie: Roberto Reggi. “Inseguire Grillo è uno spettacolo penoso, mi fa male. Anche per i militanti non è giusto che Bersani tratti un intero partito in questo modo” ha detto l’ex sindaco di Piacenza per due mandati, senza lasciare troppo spazio alle interpretazioni.

Parole dure, che in molti però si aspettavano. E’ stato buono per un po’, ha mandato giù qualche rospo in silenzio – soprattutto dopo l’esclusione dal listino bloccato dei parlamentari – ma chi lo conosce ha sempre detto che era solo questione di tempo. Roberto Reggi, uomo di punta del Pd fin dalla sua nascita, torna a tuonare contro i vertici nazionali del partito come già aveva fatto duramente la campagna per le primarie, nella quale era impegnato al fianco di Matteo Renzi nel ruolo di responsabile della comunicazione.

Oggi la direzione regionale del Pd si riunisce in via Rivani e ieri i delegati dell’Emilia Romagna alla direzione nazionale sono stati ‘muti’ davanti al segretario Pier Luigi Bersani. Ma le dichiarazioni dei renziani – nonostante l’ordine di scuderia di rimanere calmi fino alla prossima tornata elettorale – non ha funzionato. Ed è stato proprio Reggi ad attaccare frontalmente il segretario nazionale Pierluigi Bersani, suo concittadino oltre che leader: “Con Renzi il Pd avrebbe preso il 10% in più e ora saremmo al Governo. Bersani come amministratore è molto bravo, è stato un ottimo presidente di Regione e uno dei migliori ministri –  riconosce Reggi – però adesso ha forse il 15% di possibilità di fare il premier”.

Così, mentre Renzi partiva dal distruggere certe “liturgie di partito alle quali non sono abituato, per questo non ho parlato”, il suo braccio destro ha dato avvio alla riscossa dei rottamatori. Che a quanto apre ha nel mirino i soliti noti: Massimo D’Alema “che è parte del problema e ancora pontifica”, Livia Turco, che per Reggi “è fuori dal Parlamento eppure è pagata dal partito: scandaloso e vergognoso”, arrivando al partito stesso: “Matteo non vuole diventare segretario. Nel 2014 però non si ricandida a sindaco di Firenze”. Circostanza, quest’ultima, prontamente smentita dal portavoce di Renzi, Marco Agnoletti: “Non è vero che non si ricandiderà al comune di Firenze nel 2014”. Ma l’ex sindaco di Piacenza sa bene come funziona una campagna elettorale e, tra affermazioni e smentite, ha già iniziato a far filtrare la linea.

Linea che Reggi ha poi ribadito alla Zanzara, programma di Radio24: “Bersani è un combattente, ma ormai è molto difficile che riesca a fare il premier. Con Renzi il centrosinistra avrebbe preso molti più voti e avremmo vinto anche al Senato, potendo governare”. In seguito si è concentrato sul principale avversario del Pd, in questa corsa disperata alla formazione di un governo: “Grillo va sfidato sui suoi contenuti, precedendolo e non andando a rimorchio. Molti suoi temi li avevamo lanciati prima noi alle primarie, con Renzi candidato glieli avremmo tolti”. Poi, come naturale, è tornato al vecchio leit motiv della rottamazione: “Ai nostri elettori ha fatto molto male vedere certi candidati alle elezioni, pensiamo alla Bindi, che è stata una brava parlamentare ma ha fatto il suo tempo”.

Infine Roberto Reggi, che non ha mai mandato giù l’esclusione dalle liste elettorali del Pd, si è espresso sul governo che potrebbe essere formato a breve: “Visto come sono andate le cose non mi dispiace più di tanto non essere in questo Parlamento, la situazione non è sicuramente buona”.

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