Se a fare più rumore sono i disastri che danno l’impressione di essere diffusi, esiste però anche molto altro. Che restituisce dignità ad un patrimonio spesso abbandonato. Non solo precarietà ed improvvisazione ma anche seria programmazione.

Come quella che permetterà al Capitolium di Brescia di essere riacquistato dalla città. Grazie ai contributi di Comune di Brescia, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, Fondazione Brescia Musei, Fondazione ASM-gruppo A2A e Arcus Spa.

Una riapertura temporanea, dal 7 marzo, di uno degli edifici di età imperiale meglio conservati in Italia settentrionale. Un evento che prevede non soltanto la possibilità di osservare uno spazio “restituito”. Come dimostrano le numerose novità che i restauri hanno portato. Dai pavimenti originali in marmi colorati, agli arredi, alla dettagliata sequenza stratigrafica. Ma anche di lasciarsi coinvolgere da luci, suoni e atmosfere ricreate da Studio Azzurro. Insomma un restauro architettonico al quale si è deciso di associare anche la ricostruzione dell’ambito immateriale antico.

Accade a Brescia. La città che, come si verifica frequentemente nei centri urbani che si sono sviluppati in continuità con un impianto romano, mantiene ben riconoscibile il tessuto antico. E importanti monumenti, certo. Come le mura augustee, il teatro vespasiano, la basilica flavia e la domus imperiale dell’Ortaglia. Ma anche viabilità moderne che ricalcano quelle del centro romano. A Brescia, il precedente antico, Brixia, è ancora presente. Più che chiaramente.

Il tempio romano, dedicato a Giove, Giunone e Minerva, è nel pieno centro storico. In via Musei, l’antico Decumano massimo della città romana. E si affaccia sulla Piazza del Foro, realizzata in corrispondenza dell’antico foro romano del I sec. d.C. Oltre ad essere a ridosso del Museo di Santa Giulia. Un significativo complesso archeologico sul quale si è deciso di investire.

Nel tentativo di dare vita ad una storia nuova. Che valorizzi un quadrante della città, un monumento, che ne costituisce un simbolo. Il cui scavo è a tutti gli effetti una testimonianza del campanilismo del passato. Della consapevolezza che la rilevanza di un centro non potesse non dipendere dalla scoperta e dalla salvaguardia dei monumenti dell’antichità. E’ così che nel 1480 si stabilì che venissero murate negli edifici rinascimentali in piazza della Loggia le “lapide iscritte” di età romane trovate in città. E’ cosi che nel 1823 si avviarono scavi estensivi sull’area del capitolium. Partendo da un capitello che affiorava in un giardino privato. Scavi resi possibili da una sottoscrizione pubblica promossa dai membri dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti. Scavi che avviarono una stagione particolarmente felice. Agevolata dalla scoperta delle strutture del tempio e di numerosi materiali di pregio. A volte capolavori. Come nel caso  del deposito di opere bronzee, i cosiddetti “grandi bronzi”. Un insieme di statue ed elementi di arredo in bronzo dell’edificio. Tra essi, oltre a ritratti di imperatori, cornici decorate, frammenti di statue, la statua della Vittoria alata, capolavoro della bronzistica del I secolo d. C. Anche per questo la partecipazione iniziale si trasformò in emozione. Contribuendo in maniera decisiva all’apertura all’interno del tempio del primo Museo Civico di Brescia, il Museo Patrio. 

Quell’avventura archeologica di inizio Ottocento trova il suo pendant nella nuova apertura. La quale costituisce la prima tappa di un intervento complessivo di recupero dell’area, che includerà anche, con successive aperture, i recenti scavi archeologici e il santuario di età repubblicana. 

Brescia sembra aver scelto di percorrere una strada, abbastanza inconsueta per le abitudini del Paese. Assai più vicina agli standard europei. Tutela e valorizzazione del Patrimonio storico-artistico-archeologico non disgiunta dalla modernizzazione e l’implementazione delle infrastrutture funzionali alla mobilità. In poco meno di una settimana, agli inizi di marzo due “aperture”. Prima quella della linea della metropolitana, servizio della città moderna. Ora quella del capitolium della città romana. Dal 2008 ad oggi, il trasporto pubblico a Brescia ha perso un milione e 300 mila passeggeri. Al metro bus il compito di invertire la rotta. Potrebbe accadere lo stesso al tempio romano. Godere della vita nuova. Accrescendo il suo appeal.

Brescia ha l’occasione di essere veramente “grande” e forse anche più felice, come recitava Aleardo Aleardi in uno dei suoi Canti Patrii alla metà dell’Ottocento

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