Pista interna, camorra ma anche eversione. Chi ha incenerito la Città della Scienza di Napoli, il museo interattivo con una media di 350mila visitatori l’anno? Che l’origine del rogo sia dolosa appare ormai una certezza, anche se per eliminare i residui dubbi si attendono gli esiti degli esami scientifici da parte della Polizia, che saranno ultimati nei prossimi giorni. Assai più complicato invece stabilire la matrice e il movente dell’incendio che lunedì ha distrutto il museo realizzato nell’area dell’ex Italsider di Bagnoli, considerato un esempio di riqualificazione di area industriale. 

 

Gli inquirenti non si sbilanciano al momento su nessuna delle diverse ipotesi che stanno emergendo da un lavoro di squadra che vede impegnati i magistrati – il Procuratore aggiunto Giovanni Melillo e il pm della Dda Michele Del Prete – e gli investigatori di Squadra mobile, Digos e Carabinieri. Si va dalla ‘pista interna”, secondo la quale i responsabili potrebbero essere individuati nell’ambito di chi svolge incarichi all’interno della struttura; a quella camorristica (la pista per ora più accreditata, visto che l’inchiesta è affidata alla Direzione distrettuale antimafia), che vedrebbe i clan interessati ad appalti, all’eventuale ricostruzione, oppure intenzionati a realizzare minacce estorsive o ritorsioni. Fino all’ipotesi più inquietante, formulata da organi investigativi, di un atto di eversione. Quest’ultimo scenario si reggerebbe soprattutto su quella che un investigatore ha definito “la precisione chirurgica” con cui, in base agli elementi raccolti finora, sono state appiccate le fiamme.

Il fronte del fuoco si è esteso infatti velocemente e nel giro di pochi minuti aveva già raggiunto la lunghezza di un centinaio di metri. Il sistema di spegnimento era perfettamente funzionante: si è attivato infatti subito, ma il getto d’acqua poco avrebbe potuto per la quantità di liquido infiammabile che – secondo le ipotesi che si stanno valutando – è stata utilizzata dagli attentatori. Un lavoro svolto sicuramente da esperti, sostengono gli investigatori. Tale considerazione sarebbe a sostegno sia della pista eversiva sia di quella dell’attentato della criminalità organizzata. Nel primo caso viene ricordato il momento storico complesso – evidenziano alcuni investigatori – che sta vivendo il Paese, attraversato da una grave crisi economica e da un incerto quadro politico-istituzionale.

Potrebbe in ogni caso non essere stata casuale la circostanza che le fiamme siano divampate poche ore dopo il crollo di un edificio nel quartiere Chiaia, incidente che aveva scosso la città impegnando numerosi vigili del fuoco e uomini delle forze dell’ordine. A generare perplessità anche un altro elemento apparso “anomalo”: sono state appena due le telefonate d’allarme giunte ai vigili del fuoco – la prima alle 21.16; la seconda di pochi minuti successiva – mentre l’incendio aveva già assunto proporzioni considerevoli. In genere invece, in occasione di vasti incendi – osservano gli esperti – le richieste di intervento sono assai più numerose.

In Procura, alla presenza del procuratore Giovanni Colangelo e dell’aggiunto Giovanni Melillo – si è svolto un nuovo vertice con funzionari di polizia e ufficiali dei carabinieri. Magistrati e investigatori hanno scelto la linea della prudenza, mostrando di non privilegiare, allo stato delle indagini, alcuno scenario in particolare. Il fascicolo è stato aperto per l’ipotesi di reato di incendio doloso ed affidato alla Dda: questo non perché appaia già evidente la matrice camorristica ma per “partire dall’alto”, ovvero dalle prospettazioni più gravi, che potrebbero ottenere conferma oppure “ridimensionamenti” dagli sviluppi dell’inchiesta. Nel pomeriggio il ministro della Giustizia, Paola Severino ha visitato i locali di Città della Scienza. “Napoli ce la farà”, ha detto e guardando gli ambienti distrutti ha aggiunto: “Questa cenere deve rappresentare un faro su quello che è accaduto e su quello che non deve più accadere”.

Alle indagini potrebbero essere le immagini di alcune telecamere: ”Ci sono anche alcune immagini acquisite, ma non molte. Le esamineremo”  spiega il questore di Napoli Luigi Merolla. Intanto si è concluso il prelievo di campioni di terreno, di pavimentazione e altro materiale nell’area interessata dall’incendio. “In attesa dell’esito delle analisi lavoriamo a tutto campo. C’è un campo investigativo molto esteso, non escludiamo alcuna ipotesi”, spiega il questore. Chi potrebbe aver tratto vantaggio dal rogo? “Per ora è una risposta difficile da dare – osserva Merolla – si impone cautela nel propendere per una ipotesi o per un’altra. E questa cautela impone un rigore investigativo che ci veda attenti a ogni possibile settore. Più andremo avanti negli accertamenti più si potranno individuare uno o più possibili moventi”.

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