E due. Otto anni di reclusione e una multa da 520mila euro per l’ex ministro della difesa greco Akis Tzogatzopoulos, braccio destro di Papandreu senior, accusato di evasione fiscale per le dichiarazioni dei redditi dal 2006 al 2009. Lo ha deciso il tribunale ellenico per un “mostro sacro” della politica greca, protagonista indiscusso degli ultimi trent’anni e che si trova in carcere dallo scorso maggio anche per un’altra accusa, ben più grave: aver creato un giro di società off shore almeno da 100 milioni di euro per celare i proventi di presunte tangenti ottenute dalla compravendita di armi oltre che dallo scandalo Siemens. E dopo l’ergastolo inflitto pochi giorni fa al sindaco di Salonicco per furto di 18 milioni dalle casse comunali, iniziano a tremare tutti gli amministratori locali che hanno maneggiato milioni per le opere pubbliche delle Olimpiadi del 2004.

In particolare l’atto di accusa contro Tzogatzopoulos include i dati relativi alla mancata dichiarazione del 2006 per circa 47mila euro tra depositi, azioni e titoli. Allo stesso modo nel 2007 per circa 33mila euro tra depositi e prodotti di investimento e nel 2008 di 20.000. Circa la posizione contributiva del 2009 pende anche il caso della Aeropagita, la società fallita, che ha portato all’arresto di sua moglie. L’ex ministro nega le accuse e che gli sono valse una condanna storica, sostenendo di aver fornito elementi di prova sufficienti per giustificare tutti i suoi beni. Durante la lettura della sentenza è stato richiamato più volte dal giudice, anche con attimi di tensione in Aula, che lo ha accusato di scarso rispetto verso la Corte a causa del fatto che era in piedi con una mano in tasca e si mostrava piuttosto annoiato dall’udienza.

Ma questa è solo una delle accuse a suo carico, in quanto il nome di Tzogatzopulos compare accanto a tutti i dossier che scottano degli ultimi anni. Si pensi al caso del suo compagno di affari, l’intermediatore Vlassis Karambouloglu, trovato morto a Jakarta in una stanza d’albergo lo scorso ottobre, proprio quando nel paese scoppiava lo scandalo della lista Lagarde, l’elenco dei 1.991 illustri evasori che provocò l’arresto di Kostas Vaxevanis, il primo giornalista che lo pubblicò sul suo settimanale dopo che era circolato in alcun redazione europee (compresa quella del fattoquotidiano.it). Tzogatzopulos di quella lista certamente conosceva l’ex ministro Leonidas Tzanis, trovato impiccato una settimana prima nella sua abitazione di Volos, forse proprio perché figurava in quell’elenco. E anche l’ex direttore del dipartimento crimini finanziari Yannis Sbokos. Chissà se conosceva anche gli intermediari del colosso tedesco Siemens, che in occasione delle Olimpiadi greche del 2004, quelle costate il triplo del previsto, venne accostato a un anomalo e ingente flusso di denaro per assicurarsi commesse e appalti. Con le stessa azienda tedesca che ammise (solo in seguito) pagamenti in nero per circa 1,3 miliardi di euro con la conseguente rivoluzione all’interno del proprio management, costretti alle dimissioni il presidente Heinrich von Pierer e l’amministratore delegato Klaus Kleinfeld.

La seconda condanna in pochissimi giorni sta producendo un effetto a catena nella Grecia stremata dal memorandum e che riceve in queste ore il “controllo periodico” della troika. Secondo fonti giudiziarie pare che molti amministratori locali delle città greche interessate dalle grandi opere realizzate proprio in occasione delle Olimpiadi, sarebbero in questi giorni attenzionati dagli inquirenti per accertare provenienza e destinazione di commesse milionarie per quei lavori pubblici. Con una forte tensione tra cittadini, in ginocchio per le misure lacrime e sangue e con una sollevazione popolare, sotterranea e indignata, che starebbe per esplodere come dimostra un allarme bomba (poi rivelatosi falso) giunto alla redazione del quotidiano Elefterotipia: annunciava quattro zaini bomba pronti ad esplodere dopo due ore nel centro della città. Uno di essi era posizionato nelle vicinanze della sede della televisione di stato ERT, l’altro accanto ad una concessionaria della Volkswagen. Gli artificieri hanno constatato che erano senza innesco. “Un passo prima dell’esplosione sociale” titola oggi il popolare quotidiano Kathimerinì secondo cui il rischio di esplosione incontrollata sociale è assolutamente reale. “Non fatevi ingannare dal fatto che i cittadini non sono particolarmente coinvolti in manifestazioni di massa – scrive nel suo editoriale Alexis Papahelas – Quando si sentono storie di gente pronta a sollevarsi contro tutti, ben si comprende come i prossimi mesi saranno molto difficili. E la loro disperazione, lontana da ideologie e dai partiti, rende la situazione estremamente infiammabile”.

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