Pochissime righe, sperabilmente costruttive (a differenza dello stallo programmato). Da parte di un cittadino che ha annullato la scheda alle politiche per protestare contro la più vasta maggioranza di sempre, capace di cincischiare tredici mesi (sic) sulla legge elettorale in un tragicomico inseguirsi di “colpa vostra!” indifendibile. Questo umile cittadino richiede, per tornare gioiosamente ad esprimere il proprio voto, una legge fatta nel nome di valori e non di convenienze. Io ne suggerisco umilmente due, quelli che ritengo più importanti: responsabilità e governabilità.

Il primo vale a livello individuale, nel senso che io voglio conoscere chi eleggo, dargli un mandato preciso cui vincolarlo e potere urbanamente fargli presente cosa penso di lui durante il mandato stesso. La parola “responsabilità” è stata usata a sproposito prima e dopo questa tornata elettorale per significare l’esatto contrario, cioè la possibilità di esercitare un ruolo senza poi doverne/volerne rispondere davvero. Cioè: dammi il voto e ci penso io a selezionare per te la classe dirigente proteggendoti dai cattivi. Sorry, ma non ci siamo proprio. E gabellare l’assenza delle preferenze per una misura di difesa da criminalità organizzata e malaffare è insopportabile, nonché “leggermente” anti-storico.   

Il secondo, la governabilità, vale a livello “macro”. Per imprimere un vero indirizzo ad un paese bisogna che qualsiasi soluzione debba obbligatoriamente portare un minuto dopo le elezioni ad una maggioranza ed una minoranza in ambedue le camere sulla base di programmi sottoscritti prima delle elezioni stesse e non tramite accordi scritti sulla sabbia in fumose stanze. Che si affrontino anche 6000 soggetti politici, ma che ognuno dica prima di contare le schede cosa farà dopo il conteggio e con chi dividerà la responsabilità di cui sopra. E che quella promessa valga per tutta la legislatura, perché la governabilità è, appunto, un valore fondante.

Io la penso, semplicisticamente, così. Bisogna identificare i valori tramite un processo democratico e dare poi il compito ai tecnici di disegnare il sistema che li sviluppa al meglio. Evitando quindi di accapigliarsi in dispute interminabili da bar su doppi turni e collegi uninominali, che altro non sono se non il mezzo per ottenere quel fine che va selezionato dalla politica. Se la politica non è in grado di arrivarci per tattiche, veti e convenienze, abdichi immediatamente e si affidi a forme di democrazia diretta prima di dissipare quella forte spinta verso l’impegno civico che è facile trovare anche nelle schede appena scrutinate. Altrimenti abbia uno scatto d’orgoglio ed esca di scena con un atto nobile, lasciando poi spazio alla sua lontana cugina con la “P” maiuscola.

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