A proclamare il film vincitore dell’ambita statuetta si è scomodata, in diretta dalla Casa Bianca, nientemeno che Michelle Obama. Ma la busta non conteneva il nome atteso. O forse sì. L’Oscar al miglior film è andato ad Argo, diretto da Ben Affleck e prodotto da George Clooney, battendo il favoritissimo Lincoln, diretto da Steven Spielberg. E proprio il pluripremiato regista di Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan ha perso anche l’altra statuetta data per scontata, quella per la migliore regia, andata ad Ang Lee per Vita di Pi.

L’Academy ha dovuto scegliere tra due periodi della storia americana molto distinti e distanti tra loro: da un lato l’epopea del presidente che ha cancellato la schiavitù, dall’altro la vicenda intricata e discussa della liberazione degli ostaggi americani in Iran dopo la rivoluzione khomeinista. Tra Lincoln e Carter, dunque, Hollywood sceglie il secondo. E c’è già chi parla di scelta politica, smaccatamente democrat. Forse, però, la vicenda è molto più semplice: si è scelto di premiare un regista giovane, penalizzando forse più del dovuto il veterano Spielberg. E se l’Oscar al miglior film ci può anche stare, fa molto più riflettere la vittoria di Ang Lee tra i registi. Evidentemente anche i matusalemme conservatori dell‘Academy hanno preferito la sperimentazione e il nuovo stile narrativo di Vita di Pi.

 Senza sorprese, invece, gli Oscar per gli attori protagonisti: Daniel Day-Lewis per Lincoln (sempre più simile al tiquitaca del Barcellona: così perfetto da risultare noioso) e Jennifer Lawrence per Il lato positivo (ma che peccato per Emmanuelle Riva, splendida protagonista di Amour). Nessun colpo di scena nemmeno tra i non protagonisti, con Anne Hathaway premiata per Les Miserables e Christoph Waltz per Django Unchained.

Trova il suo momento di gloria anche Quentin Tarantino, snobbato tra i registi ma vincitore dell’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Miglior film straniero, meritatamente, Amour del maestro austriaco Michael Haneke. Chiude la lista dei premi attesi, l’Oscar ad Adele per la canzone Skyfall, scritta dalla cantante inglese per il nuovo film di James Bond

Fin qui i premi, per una cerimonia che è andata via liscia senza troppi sussulti. Eppure la scelta come conduttore dell’irriverente Seth McFarlane (papà dei Griffin e dell’orsetto Ted), aveva fatto sperare in qualcosa di più dissacrante. Gli unici sussulti sono arrivati dalle esibizioni musicali, con un bel medley del cast di Les Miserables e l’intramontabile The way we were di Barbra Streisand. Dario Marianelli, unico candidato italiano, per le musiche di Anna Karenina, senza riconoscimento. Il premio per la colonna sonora è andato al compositore delle musiche per Vita di Pi.

Anche quest’anno, dunque, Hollywood ha distribuito i suoi premi più prestigiosi. L’Italia, in mancanza di un cinema degno del suo glorioso passato, aspetta questo pomeriggio per assegnare gli Oscar della politica.

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