Benvenuti nel blog di Luca e Franco: in questo spazio parleremo di vari argomenti, in particolare di ambientesostenibilitàscuola e società in Emilia Romagna e a Modena, ma non solo. Iniziamo con un post “a 4 mani” su un tema controverso, la pedonalizzazione di una delle principali (e più belle) piazze di Modena, Piazza Roma. Un tema però che, in forme diverse, si presenta in tante città, pensiamo alle discussioni a Bologna sulla pedonalizzazione di Via D’Azeglio o agli eco pass di Milano. L’Italia è uno dei paesi più inquinati del mondo; la pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Italia, Modena, una delle città più inquinate della pianura Padana.

I dati parlano chiaro, il record di smog ed in particolare da polveri sottili (PM10) spetta a Milano, ma quasi tutta la pianura padana è “fuorilegge”. Non è però facile per il cittadino trovare dati aggiornati: ogni regione ha il suo sito, la sua Arpa o altro ente, con indirizzi internet diversi, grafiche diverse, politiche di diffusione dati diverse; negli Stati Uniti, benché federali, i dati sono raccolti e ordinatamente diffusi dall’Epa con un apposito sito. In Emilia Romagna i dati sono abbastanza facilmente accessibili nel sito www.liberiamolaria.it, e riguardo al 2012 scopriamo che la città più “inquinata” quanto a PM10 è Parma. Il limite di legge per questo inquinante è di 50 mg/m3, con un “bonus” di 35 superamenti all’anno; ebbene, a Parma nel 2012 sono stati ben 115 i giorni “fuorilegge”. Segue Fiorano Modenese, nell’industrializzato e trafficato comprensorio ceramico sassolese con 96 superamenti nel 2012, quindi Reggio Emilia (93), Rimini Via Flaminia (89), quindi ex equo Modena e Carpi con 85. Però a Modena (come in altre località) una delle centraline nelle zone più inquinate, via Nonantolana, è stata tolta dall’Arpa per ragioni di costi e in quanto i moderni modelli possono sopperire alle misure in loco, cosa su cui ci sarebbe molto da discutere, così come sulle ragioni, cause e sorgenti dell’inquinamento urbano, originato principalmente dal traffico e dagli impianti di riscaldamento, ma non solo. La mobilità però è uno dei settori su cui principalmente può agire un’amministrazione comunale, iniziamo dunque ad analizzare la nostra città, Modena, che ben conosciamo e a cui siamo affezionati e vorremmo vedere più pulita e vivibile.

Modena è una città che non ha mai investito né su un vero progetto di mobilità sostenibile nonostante la quantità di chilometri di ciclabili, né sulla pedonalità del centro storico; la forte ed ostentata contrarietà di molti commercianti e le riserve di alcune loro organizzazioni, unite alla scarsa propensione delle diverse amministrazioni comunali hanno portato ad una situazione di immobilismo.

E’ in questo contesto che si colloca il dibattito sulla pedonalizzazione della storica piazza Roma; la piazza, ora utilizzata come (redditizio!) parcheggio a pagamento, è antistante al palazzo ducale, ora sede della Accademia Militare e, pochi lo sanno, nel suo torrione di levante del prestigioso Osservatorio Geofisico dell’Università; dopo il Duomo, è la più importante opera di architettura della città; un palazzo chiuso alla città e visitabile solo in parte ed in particolari occasioni perché zona militare.

Ma ora le cose stanno cambiando per diverse ragioni.

Innanzi tutto, da poco è stato costruito un nuovo grande parcheggio sotterraneo a poche centinaia di metri dalla piazza; un parcheggio, costruito col solito sistema della finanza di progetto, non particolarmente amato dai cittadini che lo snobbano e che avrebbe dovuto avere come contropartita lo svuotamento delle piazze dalle auto; inoltre, il nuovo comandante dell’Accademia Militare ha presentato subito una disponibilità verso una maggior apertura alla città che da tempo non si riscontrava; infine il più contestato, ma il più capace e tenace assessore, Daniele Sitta, dopo essere stato rimosso dall’incarico all’urbanistica, ora sta concentrando tutte le sue capacità ed energie ( e ne ha tante) sulle politiche del centro storico.

D’altra parte erano ormai alcuni decenni che si parlava di togliere le automobili dalle strade e dalle piazze del centro storico, restituendole alla loro originaria vocazione e aumentando di conseguenza l’area pedonale; non si è però mai addivenuti ad un progetto complessivo; un moncherino di strada “pedonale” di qua, uno di là, senza continuità; non un’ isola pedonale, ma un arcipelago con tanti tratti discontinui, costantemente percorsi e occupati da mezzi pubblici e da automobili di ogni tipo.

D’altra parte l’immagine del frontale del Duomo, sito riconosciuto dall’Unesco, sempre coperta o da automobili che vi parcheggiano davanti o da autobus che lì vi transitano, non contribuisce certo a migliorare la bellezza di questa ineguagliabile opera.

Occorre poi ricordare come siano intanto naufragati i progetti di rifacimento di due piazze, Matteotti e Mazzini; già pedonalizzate, per le quali era previsto un restyling costoso che tra polemiche varie e mancanza di denari, è stato rinviato al tempo che verrà.

E allora che fare di piazza Roma e Sant Agostino, le due piazze che dovrebbero essere liberate? Fermarsi o andare avanti? Certo che si! E’ però necessario un progetto organico, che le renda vive creando una vera e propria isola pedonale in tutto il centro, ampia e veramente off limits alle auto private. In tale prospettiva vanno organizzati a dovere la mobilità dei residenti, la logistica delle consegne e il sistema del trasporto pubblico che non devono essere invasivi e, infine, l’accessibilità ciclabile del centro storico; a tal riguardo, troppe sono le promesse non mantenute di realizzazioni di ciclabili di accesso sui principali assi stradali. Le isole pedonali non devono diventare arcipelaghi di piccoli atolli, come è ora a Modena, attraversati continuamente da veicoli di ogni genere. Se poi non siamo capaci, non abbiamo nè il coraggio nè le competenze o alcune categorie come i commercianti hanno timore di perdere giro d’affari, basta prendere l’aereo ed andare a vedere cosa fanno a Sydney, dove con un percorso veramente partecipato si sta progettando la città del 2030 “green global connected”, pensata anche per favorire la socializzazione. In verità non si sta solo progettando ma già costruendo: i cantieri sono già aperti!

Ma per andare avanti occorrono una chiara visione della città e della funzione delle piazze e poi determinazione e concretezza. Chi, nella nostra città, ha questi requisiti, batta un colpo.

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