Mercoledì scorso ho avuto un interessante chiacchierata con un collega sulla perdita di biodiversità. Partendo da quella marina, la discussione è finita sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla diversità biologica del nostro pianeta e su come contenere questo fenomeno.

Gli studi più all’avanguardia in questo campo, condotti tra gli altri dell’Environmental Change Institute dell’Università di Oxford, evidenziano due distinti approcci: la mitigazione e l’adattamento. Semplificando quasi all’estremo: con il primo s’intende ridurre le azioni che enfatizzano il cambiamento climatico, mentre il secondo si pone il fine di evitare ulteriori impatti negativi su situazione ormai irreversibilmente mutate e sul quale la natura si sta ormai già adattando. Per ottenere risultati positivi questi due approcci devono tradursi in attività frutto di studi molto approfonditi e quindi essere integrate tra loro.

In queste ore, seguendo gli ultimi echi di questa campagna elettorale, ho ripensato a quanto detto durante questo scambio di idee, e penso che forse il medesimo “modus operandi”, potrebbe essere utilizzato non soltanto per contrastare la perdita di biodiversità dovuta al climatic change, ma anche per frenare la caduta libera della nostra società e del nostro Paese in generale.

Mitigare le divisioni e le diseguaglianze sociali, migliorando il sistema del welfare ed arginando il più possibile il fenomeno della illegalità e della corruzione. E adattarsi, quindi, a convivere con una situazione difficile e non risolvibile a breve termine, pensando alle generazioni future: ovvero, focalizzando l’attenzione su cultura, scuola, ricerca, tutela del territorio. Questo per creare cittadini consapevoli e dotati di senso critico, per far crescere il senso della ‘cosa pubblica’ dentro di loro, per far si che il loro lavoro e loro intelligenza portino ad un avanzamento tecnologico (e quindi economico) della nostra nazione in armonia con l’ambiente, perché è materialmente il posto dove si vive. Questi sono i pilastri su cui costruire l’Italia di domani, che è l’unica cosa che è possibile davvero fare ora.

Pablo Neruda, in una poesia, scriveva “non dimenticare che la causa del tuo presente è il tuo passato, così come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente”. Concetto valido per ognuno di noi. E ognuno di noi è un cittadino e fa parte di una collettività, sia che semplicemente metta un segno su un simbolo che (ed a maggior ragione) sieda tra gli scranni di un’aula parlamentare.

 

Articolo Precedente

Nubifragio a Catania, esempio di vulnerabilità

next
Articolo Successivo

Modena, Piazza Roma pedonale: atto di distrazione di massa o ultima sfida?

next