A ventidue anni,oggi, ti senti figlia del berlusconismo e dell’antiberlusconismo dilagante e ti senti in colpa perché alla fine un’idea politica vera e propria non te la sei mai fatta ; ti senti in colpa perché tra destra e sinistra ti butti sul meno peggio, a prescindere dagli ideali, dai manifesti di partito. Ti senti figlia del “post” e sei quasi sommersa da quel senso di incompiuto che ti aleggia attorno; ti senti figlia dei diritti già acquisiti, delle lotte già fatte e magari anche vinte, della seconda repubblica – perché ne esisteva una prima?- delle stragi del ’92. Tu senti figlia del ricordo, del “sentito dire”, del “si stava meglio quando si stava peggio” . Ti senti figlia di una generazione additata come marcia, etichettata come priva di ideali e responsabilità… Eppure io, oggi, mi sento figlia della generazione della rivincita e del riscatto, cresciuta con il ritratto di due uomini e di un motto, un auspicio, un impegno : “le vostre idee camminano sulle nostre gambe” ; le idee, i valori di legalità e onesta’ che hanno condotto questi due uomini a perdere la propria vita in una lotta incessante, una sfida contro una realtà fatta di patti, di omertà, di morti ammazzati, di traffici che pian piano si sono mangiati il Bel Paese, l’hanno divorato, come si fa di un ricco buffet, sotto gli occhi di politici troppo spesso accondiscendenti.

Oggi quando penso allo Stato, io, penso a quei due uomini, a Falcone e Borsellino, che per lo Stato Giusto sono morti. Penso a questi due uomini dipinti come eroi del nostro tempo e mi fa quasi strano pensare agli eroi della letteratura e traslare le loro figure sui giudici di Palermo, perché la figura del l’eroe la si vede lontana dalla normalità, dal mondo reale; la si vede come un qualcosa di etereo, di fantasioso, quando invece le figure di Falcone e Borsellino sono così reali, tangibili, vive!

Mi fa strano pensare agli eroi come persone semplici , umane, con virtù e debolezze, come persone il cui nitido ricordo vive nei cuori di chi gli è stato vicino. Mi fa strano vedere negli occhi di Salvatore Borsellino l’orgoglio e l’amarezza coesistere quando parla del fratello: l’orgoglio per quel che è stata la grandezza dell’uomo morto per la legalità , per sconfiggere la mafia – quella stessa mafia che “qualcuno” oggi dice non esistere – e l’amarezza per la sua morte impunita.

Io oggi mi sento figlia del boato , del tritolo; mi sento figlia di Capaci e di via d’Amelio, mi sento figlia di un’agenda rossa esistita, mai trovata e rinnegata, mi sento figlia del paradosso che ha confuso mafia e stato, rendendoli quasi la stessa cosa.

Io,oggi, voglio essere figlia della VERITÀ .

Ludovica Camodeo

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