Non sono abituato a rispondere a questo genere di iniziative, ma è fin troppo semplice per me scrivere un ricordo dei due più importanti Magistrati della Storia italiana.

Ciò in quanto – indirettamente – mi hanno indicato una strada da seguire.

Nell’estate del 1992 ero un ragazzo di 20 anni che doveva prestare il servizio militare. Per una serie di coincidenze e tanta fortuna, ma anche il desiderio di poter fare qualcosa per il Nostro Paese che sembrava potesse cambiare (stava anche arrivando “Tangentopoli”), riuscii ad arruolarmi nell’Arma dei Carabinieri.

La voglia di poter entrare anch’io “in guerra” contro cosa nostra mi condusse ben presto in Sicilia, dove ho dedicato quasi sei anni della mia vita alle indagini per la cattura del super boss Bernardo Provenzano.

Anni entusiasmanti, esperienze incredibili e tanta fatica. Ma con la barra dritta sempre col desiderio di poter mettere le manette ad uno degli ultimi responsabili diretti delle stragi.

E, credetemi, quelle sere in cui mi toccava salire sulle montagne del corleonese per fare osservazione sui casolari d’interesse, rimanendoci anche per tre giorni consecutivi, sotto il sole estivo ma anche con il freddo dell’inverno siciliano, in quelle sere mi facevo coraggio pensando a Falcone e Borsellino ed al loro sacrificio: non potevo lamentarmi, dovevo andare e fare il mio lavoro il meglio possibile.

Provenzano è stato catturato, dopo qualche mese me ne sono tornato a lavorare vicino a casa dopo più di dieci anni ed ora sono Maresciallo Capo.

Continuo a fare lo stesso lavoro fra mille difficoltà ma con sempre maggiore entusiasmo. Gli anni passano, la voglia rimane, anzi aumenta, e la foto di Falcone e Borsellino è sempre appesa nella mia ex cameretta a casa dei miei genitori.

Francesco

maresciallo capo dei Carabinieri

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