Quando ieri, il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha preso la parola in occasione di un convegno a Roma devono essere stati in molti a guardarsi in faccia sgomenti.

Prima ha detto: “Siamo di fronte a un superamento dell’età dell’auto. E’ improprio parlare di crisi del settore. E’ un prodotto progressivamente obsoleto” e poi ha aggiunto che si rende necessario “un cambio delle modalità di trasporto perché proprio nei trasporti urbani si crea una congestione di traffico”.

E ancora:  “Una transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio, gestita con intelligenza può rappresentare un miglioramento ambientale e delle condizioni di vita dei cittadini, e un’opportunità strategica per l’economia italiana“.

Per evitare  di lasciare spazio a fraintendimenti, durante un’intervista a seguire, il ministro ha poi dichiarato “Nessuno sarà obbligato a cambiare auto. Diventa inevitabile però che chi desidera utilizzare il mezzo privato per andare in centro città o usa veicoli che presentano performance ambientali compatibili con gli obiettivi di qualità dell’aria previsti dalla città oppure non entra. Questa sarà una conseguenza inevitabile”

E quindi? In Italia ci sono 3,5 milioni di automobili che circolano senza assicurazione, verosimilmente perché i loro proprietari in qualche modo devono far quadrare il bilancio di casa e dubito sinceramente che chi ha di questi problemi possa permettersi di cambiare l’auto. Come faranno quindi a muoversi tutte queste persone? Anche qui il ministro non ha dubbi: “L’unica soluzione rimarrà quindi quella di utilizzare i mezzi pubblici disponibili, rinunciando di fatto all’indipendenza garantita dal mezzo privato.”

Certo, peccato che i mezzi pubblici in Italia abbiano il destino segnato e che i pochi soldi disponibili vengono destinati non a stimolare l’uso del Tpl, ma a incentivare l’acquisto di auto e moto elettriche e ibride, o alimentate a Gpl, metano o biocarburanti, tutto questo mentre l’unico stabilimento italiano che produce autobus, l’Irisbus (di proprietà Fiat Industrial) di Flumeri, è chiuso da 14 mesi.

Insomma, dopo Nordio (Direttore Generale di Volkswagen Italia) che a settembre disse che “l’auto non è più competitiva e quindi nemmeno necessaria”, dopo Sticchi Damiani (Presidente dell’Aci) che a dicembre definì l’auto “un lusso di cui però non si può fare a meno perché non c’è ancora alternativa”, adesso è il turno del ministro dell’Ambiente che però, arrivato a fine corsa, non può fare più niente.

A noi invece non resta che sperare che il prossimo governo voglia partire da queste considerazioni per lanciare una vera politica dei trasporti che rimetta al centro la persona e non  le esigenze di mercato di questa o quella grande azienda o le esigenze occupazionali degli amici degli amici. Sperare, tenere duro (per cambiare) e fare pressione affinché ci si ricordi che oltre a occuparsi delle finanze dello stato, governare significa soprattutto prendersi cura del benessere dei cittadini e della soddisfazione dei loro bisogni.

Ci vediamo il 28 aprile a Milano

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