“Grillo ha detto che tanto si andrà a votare ancora”, Pier Luigi Bersani a Bologna per l’ultima tappa emiliana, si butta nella mischia elettorale e si scaglia contro il leader del Movimento Cinque Stelle: “C’è gente che vuole campare sulle macerie degli altri, perché tanto loro sono dei milionari e di certo non hanno problemi economici. Io questi li chiamo irresponsabili e basta”. La giornata emiliana per il segretario del Pd era cominciata a Mirandola, in provincia di Modena, tra gli operai delle zone del terremoto e si è conclusa all’Europauditorium di Bologna. “Quei candidati sono il simbolo di un sistema malato che ha portato a far emergere i singoli. Ma io dico: dopo Grillo chi c’è? E dopo Monti? Berlusconi?”. E si sofferma poi sul tema caldo delle alleanze: “Cominciamo con il mettere dei punti fermi. Noi abbiamo fatto una coalizione insieme a Sinistra Ecologia e Libertà e i socialisti. L’abbiamo registrata con 3 milioni e 200mila firme Non si permettano di venirci a disturbare. Siamo gente seria”.

Oltre 5000 persone ad applaudire il segretario, secondo le fonti del Pd, anche se il paragone con le piazze piene del Movimento Cinque Stelle non piace al candidato leader. La più forte della accuse va proprio all’avversario nuovo e imprevedibile: “Io sto seguendo la campagna di Beppe Grillo. E non sono d’accordo: non può venire in Emilia Romagna a origliare Berlinguer e andare a Roma a stringere la mano a Casapound. Adesso cominciamo a fargli domande precise: per te una ragazza figlia di un immigrato che vive qui e paga le tasse, è italiana o no? Non risponde perché vuole prendere i voti di tutti, a destra e a sinistra e questa cosa a noi non piace”. La squadra del Partito Democratico, secondo il segretario, è diversa, compatta e forte: “Rinnoveremo per i 2\3 la camera dei deputati e non era mai successo prima. Avremo parecchi candidati tra i 25 e i 30 anni; avremo il 40% delle donne. Parlo di candidati reali e non accetto che Grillo mi spieghi la democrazia. Proprio lui che ha nominato i candidati come Berlusconi. Che cosa ci vuole insegnare?”.

Attacchi pesanti a tutti gli avversari politici o quasi, anche se alla fine il segretario cerca di riportare il clima di festa. “Siamo a dieci giorni dalla smacchiatura del giaguaro”. Strappa sorrisi Bersani, in quella che è una delle ultime tappe in fuoco amico prima dei giorni conclusivi di una campagna elettorale tutt’altro che facile. “Sto cercando di essere meno in tv degli altri e di risvegliare in giro per il paese la nostra arma vincente: la partecipazione delle primarie. Gli altri non ce l’hanno ed è con questo che vinceremo”.

Ad aprire le danze della serata elettorale, Gaetano Curreri, cantante degli Stadio con “Chiedi chi erano i Beatles”, la canzone – bandiera delle primarie, simbolo dell’esperienza condita dal nuovo sulla quale il leader del Pd tanto aveva puntato per la volata finale contro Matteo Renzi. Una vittoria, in quel caso, ma questa volta la posta in gioco è più alta e il leader dice: “E’ ora di fare domande precise e non aver paura di chiamare i problemi con il loro nome. Perché se la gara è a chi la spara più grossa noi non ci stiamo”. L’attacco è a Berlusconi, e alla promessa di restituire l’Imu: “Se vuol restituire qualcosa, allora restituisca i 4 miliardi e mezzo delle quote latte. Oppure restituisca i 4 miliardi di Alitalia”.

Lotta alla criminalità, parità di genere, lavoro, unione civile alle coppie omosessuali, diritto alla studio, i punti del programma elettorale. “L’Italia ne viene fuori – conclude Bersani – ma non con le favole. Ne viene fuori con le certezze. Perché noi tutto quello che abbiamo detto, poi lo abbiamo fatto”. Nel corso della serata elettorale, sul palco hanno sfilato i candidati del Partito Democratico, da Josefa Idem, candidata capolista al Senato, fino a Dario Franceschini, capolista alla Camera che ammette: “Imbarazzati di chiedere il voto utile? Ma non scherziamo. Dobbiamo spiegare la legge elettorale al nostro vicino e spiegargli che si vince con un voto in più”.

Poi è stata la volta dell’ospite Massimo Ghini, attore ed ex doppiatore, testimonial della campagna del Partito Democratico. Chiude il video messaggio dell’ex premier Romano Prodi, con un’assenza tra il pubblico che si fa notare: “Sarebbe un rischio vincere per poco, dobbiamo insieme pensare a come vincere per molto. Qui è un caos. Se andiamo avanti così finisce male”.  Nel pomeriggio Bersani aveva confermato le indiscrezioni che, in caso di vittoria del centrosinistra, vorrebbero il presidente della Regione Vasco Errani, che è anche commissario straordinario per l’emergenza terremoto e presidente della Conferenza delle Regioni, come ministro. Un mistero presto risolto: Bersani ha detto di pensarci seriamente, Errani invece si è limitato a dire che per adesso pensa all’Emilia Romagna.  In pratica una conferma. E piuttosto scontata: Errani ha svolto e svolge il ruolo di capo ombra della macchina elettorale di Bersani e, soprattutto, è l’uomo che per conto del segretario tiene i rapporti con Prodi.

 

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