Il terremoto non lascia il segno solo negli edifici, ma anche nella mente di chi ha vissuto le scosse. A 8 mesi dal sisma che ha messo in ginocchio l’Emilia, crescono le domande di aiuto a medici e psicologi, per patologie come attacchi di panico, ansia e ossessioni, tanto da costringere gli ospedali ad assumere nuovi specialisti nelle strutture della bassa. “Negli ultimi mesi abbiamo riscontrato un aumento dei sintomi legati una maggiore sensibilità del sistema nervoso – spiega Fabrizio Starace, responsabile del dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Modena – che si riflette in una sempre maggiore richiesta di consulenze”.

Per questo negli ambulatori di Carpi e Mirandola da pochi giorni sono arrivati altri 3 psicologi e 2 psichiatri. Il loro compito sarà quello di dare una mano a chi soffre d’ansia da post-sisma e aiutarlo a ritrovare la serenità. In molti di coloro che si rivolgono all’assistenza prevale la paura di ciò che succederà, unita alla sensazione di non farcela e di non riuscire a superare le difficoltà del presente. Uno stato di stress riconducibile, secondo Starace, “a uno stimolo forte, come quello delle scosse del 20 e del 29 maggio”, e che si manifesta nella vita di tutti i giorni con “attacchi di panico, spossatezza e con l’adozione di rituali e gesti ossessivo compulsivi”. I casi toccano tutte le fasce di età, dai bambini agli anziani, anche se con caratteristiche differenti. “Nei più giovani, ad esempio, dipende da come il trauma è stato affrontato dai genitori. Per loro una situazione distensione e serenità è la migliore terapia”.

E se il numero di suicidi è rimasto invariato rispetto agli anni passati, segno che raramente la depressione sfocia nel dramma, i medici di base denunciano comunque la moltiplicazione nella popolazione della Bassa Modenese delle patologie legate all’inquietudine e all’incertezza sul futuro. Secondo Nunzio Borelli, consigliere comunale di Medolla e presidente di Medibase area nord, cooperativa di medici che copertura nei giorni festivi e prefestivi per tutti i cosiddetti codici bianchi, ne soffre uno su tre. Ossia oltre il 30% degli oltre 3500 pazienti visitati.

“Nelle prime settimane dopo il terremoto – racconta Borelli, che fino a dicembre ha curato i propri pazienti prima in un ambulatorio di fortuna nel tendone della Protezione civile, poi in uno dei container messi a disposizione dall’Ausl – abbiamo notato soprattutto un incremento delle fobie e delle patologie ansiogene. Oggi, invece, riscontriamo un aumento di tutti quei disturbi legati alla depressione, come insonnia e risvegli frequenti durante la notte”.

Una situazione quella degli emiliani, già vissuta in Abruzzo, dove dopo 3 anni le ferite psicologiche sono ancora aperte e dolorose. Secondo un recente studio realizzato dall’Università dell’Aquila insieme all’Ausl, il 30% della popolazione aquilana soffre di disturbi post traumatici da stress. I più colpiti sono gli adulti, in particolare le donne tra i 30 e i 50 anni. In questa fascia la percentuale dei casi oscilla tra l’8 e il 10%.

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