Un elenco definitivo è impossibile: il numero di associazioni e gruppi che parteciperanno alla campagna One billion rising aumenta di giorno in giorno. Le adesioni all’iniziativa internazionale contro la violenza sulle donne che si terrà il 14 febbraio – il giorno di San Valentino – arrivano da ogni parte del mondo (197 Paesi). “Una donna su tre, durante l’arco della propria vita, viene stuprata o subisce violenza”, recita la presentazione dell’evento che è stato lanciato grazie all’impegno di Eve Ensler, drammaturga e sceneggiatrice, conosciuta per i celebri “Monologhi della vagina” che sono stati messi in scena in diversi teatri europei e americani e che sono stati tradotti in 35 lingue.

video di Irene Buscemi

Lo slogan della giornata è chiaro: “Un miliardo di donne che subiscono violenza sono un’atrocità. Un miliardo di donne che danzano una rivoluzione”. L’obiettivo del flash mob (riunione di un gruppo di persone in uno spazio pubblico per una durata di tempo breve) è di “sollevarsi” contro la violenza sulle donne ballando a ritmo di musica nelle piazze. Con tanto di coreografia da imparare grazie a un video tutorial.

La danza sarà il mezzo per cercare di diffondere il messaggio che sta alla base dell’iniziativa. One billion rising, infatti, intende essere uno sciopero globale, un appello alle donne e agli uomini per dire “no” alla sottocultura dello stupro, un atto di solidarietà, un rifiuto ad accettare la violenza contro le donne e le ragazze come qualcosa di ineluttabile, un nuovo modo di essere.

Come spiega Ensler nell’ultimo video, questo sarà il primo evento mondiale in cui donne e uomini insieme, di nazioni e classi diverse, si uniranno con la consapevolezza che la violenza contro le donne non è qualcosa di privato ma un’epidemia patriarcale diffusa in tutto il mondo. “Vorrei anche dirvi che il 15 febbraio, il giorno dopo cioè, non sarà tutto finito – spiega Ensler – perché questo è l’inizio di una nuova era visto che abbiamo portato la violenza contro le donne al centro dell’agenda, facendo in modo che non possa più essere marginalizzata. E quando danzeremo vorrei che fosse al di fuori dalle gabbie in cui ci costringe ogni giorno la società sessista in cui viviamo, fuori dalle paura di essere giudicate, violentate, molestate, attaccate”.

One billion raising è un evento a cui sono chiamati a partecipare anche gli uomini. All’iniziativa hanno aderito attori e registi come Robert Redfort, che ha girato un video di sostegno qualche mese fa.

Come per ogni evento di stampo femminista, non mancano le polemiche. E gli attacchi arrivano proprio dall’interno. C’è chi come Carolyn Gage, famosa drammaturga americana e attivista femminista lesbica, assicura che non parteciperà. I motivi sono ben argomentati nel post che ha pubblicato sul suo blog. Gage sostiene che una danza sensuale e gioiosa non può essere la risposta alla violenza quotidiana che subiscono le donne perché in questa violenza non c’è nulla di piacevole o divertente. Secondo Gage, inoltre, nel linguaggio comune, quando si parla di violenza contro le donne, si tende a nascondere l’agente (omettendo cioè che l’azione è compiuta da un uomo), fissando l’attenzione su chi subisce, usando espressioni come vittima di violenza, di stupro, violenza contro le donne, e così via. La campagna “One rising woman” si colloca in questo scenario. “Ho letto il sito – scrive Gage. – Se fossi un marziano arriverei alla conclusione che la violenza contro le donne è una specie di virus che colpisce soltanto le donne e che arriva non si sa bene da dove. Non c’è nulla che lascia capire che a massacrare la metà della popolazione mondiale femminile è proprio l’altra metà, quella maschile”.

Il dibattito è acceso, anche tra le commentatrici dello stesso blog, molte delle quali si dicono d’accordo in linea teorica con le obiezioni della Gage ma in pratica vicine all’iniziativa.

In Italia saranno moltissime le città in cui ci si muoverà a ritmo di musica. Elencarle tutte non è possibile. Per informazioni più dettagliate si può controllare l’elenco sempre in fase di aggiornamento sul sito One billion rising oppure sulla pagina Facebook.

A Milano l’appuntamento è in piazza Duomo avanti a Palazzo Reale alle 18.45. Alle 19 partirà la canzone dell’inno ufficiale “Break the Chain”. 

A Bologna si partirà da piazza San Francesco con un corteo danzante che arriverà in piazza Maggiore e terminerà alla Montagnola (le organizzatrici consigliano di portare tamburi, percussioni, sonagli e cavigliere). Dalle 19 alle 21 alla Tenda del parco della Montagnola aperitivo con djset. Il ricavato andrà a favore della Casa delle donne.

A Firenze flash mob alle 15 con pupazzi, performance teatrali e ballo collettivo. Si consiglia di vestirsi in rosso e nero e/o rosa.

A Roma ci saranno diversi eventi. Si comincia alle 14.30 in piazza del Popolo. Poi alle 16 alla scalinata di piazza di Spagna e alle 16.45 al Colosseo sotto l’arco di Costantino. Alle 17 appuntamento al ponte Mazzini e al piazzale della Stazione Tiburtina. Mentre alle 18.30 si balla alla Casa internazionale delle donne.

A Oristano si danzerà con Lorella Zanardo attorno alla statua di Eleonora d’Arborea. Seguirà la narrazione pubblica di Gianluca Medas su Eleonora d’Arborea e sulla Carta de Logu, legislazione d’avanguardia sulla violenza alle donne.

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