La Fieg lancia un appello al prossimo Parlamento e lo fa con una lettera aperta, ben visibile nell’homepage del suo sito Internet. “Noi editori consideriamo la tutela della libertà di stampa e la diffusione delle notizie una funzione pubblica e insieme un’attività d’impresa che va salvata, perché essenziale alla vita democratica del Paese”. Ma “libertà di stampa e pluralismo sono possibili solo con imprese editrici autonome ed economicamente sane”.

Nel documento si sottolinea il difficile momento della stampa italiana con un calo di investimenti pubblicitari, ricavi da vendita e numero di lettori. Un momento caratterizzato da grandi cambiamenti, come il rapido avanzare delle tecnologie digitali che hanno rivoluzionato le abitudini delle persone e del mercato. Ma la Fieg ricorda anche che i fruitori dell’informazione sono ancora tanti nel nostro Paese: oltre 22 milioni di persone ogni giorno leggono quotidiani, quasi 33 milioni i periodici e sei milioni visitano i siti web dei quotidiani. Per questo gli editori chiedono risposte “concrete e lungimiranti”, che non devono tradursi in “interventi a pioggia e distribuzione indiscriminata di risorse”, quanto piuttosto in “incentivi fiscali per favorire la ripresa degli investimenti pubblicitari e per diffondere la lettura dei giornali fra i giovani“.

La Fieg sottolinea la necessità di sviluppare la formazione di nuove figure professionali e di incentivare l’accesso dei giovani alla professione giornalistica, così come l’introduzione di norme volte a rafforzare la tutela del diritto d’autore. Nell’epoca di Internet, sottolineano gli editori, si sono moltiplicati “i fenomeni di sfruttamento parassitario dei contenuti editoriali”: intervenire in quest’ambito “significa rafforzare le imprese stesse, la loro economicità e la loro capacità di sviluppare e sperimentare nuove forme di comunicazione multimediale”.

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