Tutti ragioniamo e indubbiamente facciamo le scelte della nostra vita in base a una logica. Spesso succede che il ragionamento è succube degli istinti o delle emozioni per cui viene asservito a una decisione che era già maturata dentro di noi. Facciamo un esempio: una signora racconta che il marito ha voluto comprarle un Suv di grosse dimensioni dicendo che poteva servire quando fossero andati a pescare coi figli (lei sa che non ci andranno mai) e che nel caso di incidente è più sicuro per la famiglia (lei è consapevole che essendo molto rigido è meno sicuro di una berlina di pari dimensioni). La signora finge di credere ai ragionamenti del marito anche se ritiene che il vero motivo sia legato a una sotterranea competizione col vicino di casa che, a sua volta, si è comprato un Suv .

Possiamo quindi fidarci del nostro ragionamento? Parrebbe non del tutto in quanto intervengono molteplici fattori che possono renderlo schiavo delle nostre pulsioni interne. Di fronte alle decisioni che riteniamo rilevanti per la nostra vita sarebbe opportuno che sottoponessimo anche il nostro ragionamento a una disciplina e a delle regole. Le regole sono relativamente semplici :

  • darsi un tempo e un luogo adeguati: spesso pensiamo mentre guidiamo o siamo in un bar affollato e rumoroso. Prendersi il tempo adeguato e avere un luogo tranquillo in cui soffermarsi è essenziale;

  • verificare i dati: a volte riteniamo di sapere già tutto su quell’argomento mentre una testarda rilettura e delle notizie e dei dati di fatto è importante, non dobbiamo fidarci ciecamente della nostra memoria;

  • accettare il confronto con altri: con le persone che stimiamo che ci amano o sono amiche deve essere possibile un dialogo in cui è opportuno sentire pareri diversi dal nostro;

  • porsi degli interrogativi: quali sono le alternative? Come mai altri pensano in modo diverso da noi? Forse forze interne ci condizionano?;

  • accettare la necessità di una verifica: quando è possibile la verifica dei risultati rispetto alle aspettative è essenziale. In passato le nostre decisioni ci hanno o meno soddisfatto? Quelle che non ci hanno soddisfatto partivano da presupposti simili a quelli che intendiamo utilizzare ora?

In campo politico ognuno di noi può facilmente trovare parecchie ragioni valide per votare qualsiasi partito. I filosofi sofisti erano famosi per questa capacità di manipolazione del ragionamento. La gran parte degli elettori si mette a ragionare nel periodo della campagna elettorale avendo già un’idea su quale sarà la sua decisione finale in quanto è già portatore di ideali e presupposti teorici. Le indecisioni più rilevanti su cui il ragionamento si sofferma riguardano:

1. Votare o non votare? Il nostro singolo voto non cambia certo il risultato per cui parrebbe inutile. In realtà però, se molti fanno questo ragionamento, il risultato varierà parecchio.

2. Votare per il proprio interesse particolare o per degli ideali? Ad esempio potrei essere titolare di farmacia e avere ideali di sinistra oppure essere gay e avere ideali di destra.

3. Privilegiare o meno il pragmatismo e la fattibilità del progetto politico rispetto alla testimonianza? Il voto utile alla costituzione di un governo che abbia la forza di prendere delle decisioni si scontra col bisogno di testimoniare un’ideologia minoritaria.

4. Basarsi sui programmi oppure sulla credibilità dei leader? Spesso i programmi politici non possono tenere in considerazione tutti gli eventi che potrebbero accadere in cinque anni. Una nuova crisi economica, una guerra, un rilevante cambiamento climatico richiederebbero decisioni da prendersi sul momento. La storia dei leader, quello che hanno fatto in passato, la loro coerenza e serietà sono essenziali per capire come potrebbero reagire.

5. Scegliere il male minore o cercare il meglio? Di fronte al rischio che vada al potere qualcuno che ci incute timore per le sue malefatte scegliere chi lo può contrastare anche se non ci piace completamente potrebbe essere necessario.

Per prendere decisioni utili ed efficaci per la nostra vita secondo i lettori è necessario coltivare il dubbio?

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