L’aumento delle tariffe aeroportuali nello scalo di Roma Fiumicino sarà operativo dal 9 marzo. Una crescita di nove euro, molto utile alla società Aeroporti di Roma (Adr), che ha presentato il proprio piano industriale alla comunità finanziaria. Un piano che prevede una crescita dei ricavi Adr dai 544 milioni di euro del 2012 a circa 950 milioni di euro nel 2016 e con un raddoppio del margine operativo lordo. Questo miglioramento delle previsioni è da ascriversi in maggior parte proprio a questo aumento delle tariffe aeroportuali.

Tale incremento è stato possibile grazie ad una delle ultime leggi del governo Monti, che pochi giorni prima di Natale e di cadere, ha dato il via libera al nuovo contratto di programma. Tenendo conto che nello scalo di Roma vi transitano circa 36 milioni di passeggeri, con un aumento di nove euro per passeggero è facile fare il conto dell’aumento dei ricavi: oltre 320 milioni di euro in più all’anno.

Il contratto di programma prevede una crescita degli investimenti ed è stato accordato con l’Enac, Ente Nazionale dell’Aviazione Civile. In Italia manca tuttavia un’Autorità indipendente che valuti se tale aumento delle tariffe sia “equo e congruo” in funzione degli investimenti previsti. In Europa le autorità che si occupano di valutare la congruità sono le Autorità dei trasporti. E in Italia? Purtroppo da noi non esiste ancora un’Autorità dei Trasporti. Anzi si, ma solo sulla carta.

Eppure uno dei primi provvedimenti del governo Monti, nel dicembre del 2011, era stato quello di istituire un’Autorità dei Trasporti. Una misura apprezzata da molti perché finalmente permetteva la nascita di un’autorità indipendente necessaria nel campo dei trasporti. Cosa è successo dal dicembre 2011 alle imminenti elezioni? Nulla, nel senso che l’Autorità, pur istituita sulla carta, non ha visto ancora la luce. I partiti al governo, quelli della strana maggioranza, non hanno saputo rispettare la legge stessa. Entro maggio 2012 doveva essere scelta la sede ed entro giugno i componenti di tale Autorità. Niente da fare, perché la litigiosità politica non ha saputo approvare i nomi indicati dal governo Monti. Ad oggi, molte “partite” sono svolte senza un arbitro indipendente.

La commedia “Waiting for the Authority”, neanche fosse teatro dell’assurdo, è ancora in scena. L’Autorità esiste per legge, ma i partiti non rispettano la legge stessa e al contempo il governo prende decisioni che avrebbero quanto meno avuto bisogno della valutazione dell’Autorità stessa, l’aumento delle tariffe aeroportuali. Abbiamo detto che l’aumento delle tariffe comporta un incremento dei ricavi di Adr per oltre 300 milioni di euro l’anno. Non piccole cifre che il primo giorno di apertura dei mercati dopo il Natale hanno infatti fatto crescere di oltre il 30 per cento le azioni Gemina, la holding che controlla Adr che fa capo, oltre alla Edizione dei Benetton, a Mediobanca, Unicredit, Generali e al costruttore Silvano Toti. Una sorpresa per gli stessi mercati che evidentemente non si aspettavano una decisione così favorevole.

A conti fatti, l’incremento è stato di nove euro per passeggero in media, suddiviso però in funzione della tipologia di traffico. Per i voli a breve-medio raggio l’aumento è stato di poco più di otto euro, mentre per quelli a lungo raggio di circa undici euro. Dalla presentazione del business plan si ricavano alcune indicazioni preziose, anzi care. Care per i passeggeri. Il traffico nel 2013, non solo per la crisi economica in atto, dovrebbe calare del 3,6 per cento a Fiumicino. Un impatto negativo dovuto in gran parte all’incremento delle tariffe stesse. Quindi c’è un effetto recessivo sul traffico a Roma dovuto a questo forte aumento delle tariffe. E’ scritto nello stesso business plan. L’impatto dovrebbe essere maggiore per il traffico low cost. Infatti un incremento di nove euro colpisce maggiormente i passeggeri con una bassa propensione alla spesa. Se un passeggero ha speso 50 euro per un biglietto, l’incremento di nove euro equivale al 18 per cento del prezzo dello stesso. Se un passeggero vola invece con un operatore tradizionale ed ha speso 150 euro per il biglietto, l’impatto della crescita delle tasse aeroportuali sarà di ‘solo’ il 7,5 per cento. Quindi saranno proprio i passeggeri che spendono meno quelli che verranno colpiti maggiormente dall’incremento delle tariffe.

Vi è inoltre quella che è stata chiamata ‘clausola Alitalia‘. Se il traffico nell’aeroporto dovesse scendere di oltre il 5 per cento, Aeroporti di Roma potrà compensare questa decrescita con un ulteriore aumento delle tariffe. Il rischio è che vi sia un avvitamento tariffe-traffico che porti verso una caduta di Roma Fiumicino e che serve tuttavia ad Adr per mantenere stabile l’incremento dei ricavi e del margine operativo che dovrebbe raddoppiare da qui al 2016. Se Alitalia dovesse ridurre il proprio traffico, viste le difficoltà finanziarie in cui versa, Adr potrebbe compensare tale crisi con un aumento delle tariffe. C’è da ricordare che Gemina è controllata in maggioranza dalla famiglia Benetton, la quale ha una partecipazione anche in Alitalia. Questa partecipazione pone un problema di conflitto d’interesse.

In definitiva l’aumento delle tariffe avrà un effetto recessivo sullo scalo di Fiumicino che colpirà quei viaggiatori che hanno minore disponibilità a pagare. C’è da domandarsi perché il governo e il Parlamento non siano stati in grado di rendere operativa l’Autorità dei Trasporti ed invece si siano stati in grado di prendere la decisione d’incremento delle tariffe senza aspettare una possibile valutazione della stessa Autorità. Teatro dell’assurdo o semplicemente conflitti d’interesse irrisolti?

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