Mancano tre settimane al voto e si può tracciare un primo bilancio della campagna elettorale televisiva. Dal punto di vista che ci interessa di più, ovviamente, e quindi analizzando le presenze femminili nei talk show politici della nostra tv. Non potremo prendere in esame tutti i partiti, semplicemente perché la par condicio ne privilegia smaccatamente solo alcuni, privando di visibilità mediatica una fetta consistente delle liste considerate minori.

Partito Democratico

E’ evidente quale sia il cavallo femminile su cui ha puntato il partito di Bersani: è Paola De Micheli, 39 anni, piacentina doc, entrata in Parlamento nel 2008. Da “Quinta colonna” a “Otto e mezzo”, da Sky a “Piazzapulita”, è lei il volto democratico di questa campagna elettorale. Di stretta osservanza bersaniana, è responsabile nazionale per le piccole e medie imprese e in tv ci va quasi sempre per parlare di economia. È toccata a lei anche la patata bollente di questa campagna, vale a dire lo scandalo Monte dei Paschi di Siena che ha creato più di un grattacapo al Pd. L’approccio della De Micheli al mezzo televisivo è energico e deciso, ma a volte sembra che la volenterosa parlamentare piacentina ripeta ad libitum la lezioncina. È preparata e si vede, ma sembra non volere strafare, limitandosi a ribadire la ricetta bersaniana e le parole d’ordine del Pd in questa campagna elettorale.

Qualche passaggio televisivo lo conquistano anche Anna Finocchiaro e Alessandra Moretti. La prima, con la gaffe sulle bidelle, ha smentito il luogo comune secondo cui l’esperienza mette al riparo dagli scivoloni mediatici. La seconda, che durante la campagna per le primarie si era prodotta in numerosi strafalcioni, adesso sembra più misurata. Evidentemente dal Pd è arrivato l’ordine di non strafare. Quasi totalmente assente Rosy Bindi, che dopo la deroga e la candidatura bizzarra in Calabria, potrebbe far perdere consensi.

Popolo della Libertà

Il Pdl schiera due volti giovani e agguerriti, seppure molto diversi: Mara Carfagna e Lara Comi. L’ex ministro alle Pari opportunità è un mastino. Azzanna l’avversario televisivo con una furia che a volta sfocia in una cattiveria gratuita. Sarà colpa della sindrome di Carfagna, cioè di quella voglia smisurata di dimostrare qualcosa che è la cifra stilistica dell’esponente del Pdl fin dal suo ingresso, chiacchierato, in politica.

Lara Comi è più sorridente ma meno preparata. Sembra sempre che voglia buttare tutto in caciara, con battute da terza media che primo, non fanno ridere e secondo, mostrano tutte le sue lacune. Non a caso si è trovata benone a “L’ultima parola”, il talk show rock-populista di Raidue condotto da Gianluigi Paragone. Non pervenute Santanché, Brambilla e Biancofiore. Qualche apparizione per Beatrice Lorenzin.

Sinistra Ecologia e Libertà

A parte qualche presenza minore a orari improponibili, niente donne in tv per il partito di Nichi Vendola. Eccezion fatta per Laura Boldrini, che ogni tanto fa capolino su Raitre, paradossalmente Sel sembra uno dei partiti più maschilisti dal punto di vista mediatico.

Lista Monti

La palma del partito più maschile di questa campagna elettorale televisiva va senza dubbio alla coalizione centrista guidata da Mario Monti. L’unica donna che riesce a trovare spazi minimi, quasi sempre nel salotto amico di “Ballarò”, è Irene Tinagli. Stop. Il resto è una lunga sfilza di vecchi arnesi (maschi) della politica, del giornalismo o dell’impresa.

Fratelli d’Italia

Ignazio La Russa è ben nascosto, perché sa che la sua immagine è fortemente compromessa e di voti in tv ne raccatterebbe davvero pochi, e allora il partito satellite del Pdl (una finta opposizione interna, per intenderci) si affida a Giorgia Meloni, candidato premier di Fratelli d’Italia. L’ex ministro della Gioventù, contenuti a parte, in tv funziona bene, nonostante le solite inflessioni romanesche che faranno anche sorridere ma non depongono a favore della sua autorevolezza.

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