Dentro i giornalisti lo aspettano da più di un’ora. Fuori migliaia di persone organizzano la protesta, la terza in 48 ore. Nella sala stampa della sede del Partito popular, in via Génova a Madrid, il premier Mariano Rajoy prende posto in ritardo. Ma è risoluto: tutto quello che si dice sulla contabilità di Bárcenas è “falso”. Rajoy è tagliente nella sua prima dichiarazione sui conti segreti dell’ex tesoriere del partito, che giovedì il quotidiano El País ha pubblicato, minando le fondamenta non solo del centrodestra spagnolo, ma dello stesso governo.

“Non ho ricevuto né distribuito denaro nero, né in questo partito né in altra sede. Non ho niente da nascondere, non temo la verità. Non sono entrato in politica per soldi o per truffare il fisco. È falso”, ha sottolineato il presidente del governo. Prima ha promesso, dalla prossima settimana, di rendere pubbliche tutte le sue sua dichiarazioni dei redditi, mettendole online nella pagina web del palazzo della Moncloa. Poi ha smentito che il suo partito abbia mai avuto un conto all’estero. Figuriamoci in Svizzera. Insomma, per il momento, non ci sarà alcuna dimissione. Con buona pace delle 700 mila firma raccolte su Change.org che chiedono ai vertici del Pp di tornarsene a casa. Ma sulle carte dell’ex tesoriere Luis Bárcenas, acquisite già dalla Procura e dal fisco spagnolo, la polemica non si placa. Non c’è solo un conto in Svizzera da 22 milioni di euro, parte del quale rientrato a Madrid grazie al condono fiscale approvato dal governo in carica. Né tutta una serie di nomi e cifre per tangenti e mazzette distribuite ai vertici del partito attraverso uno sporco giro d’affari con imprenditori che hanno messo le mani sugli appalti del Paese.

Dopo i nomi di Aznar, l’ex premier iberico che ha già querelato El País, e di Mariano Rajoy, adesso tocca al ministro della Sanità, Ana Mato. La polizia ha confermato che l’imprenditore Francisco Correa, a capo della cosiddetta inchiesta Gürtel, offrì regali e soldi all’attuale ministro, tra il 2000 e il 2004: viaggi pagati verso varie mete europee, prenotazioni in alberghi di lusso, cene, macchine, feste di compleanno, perfino una di comunione. Tutto sempre insieme agli altri componenti della famiglia. Ma nella contabilità compaiono anche oggetti di lusso, come una borsa di Louis Vitton dal valore di 610 euro, registrata come, appunto, “Omaggio Ana Mato”. Senza contare soldi per circa 60 mila euro distribuito al marito del ministro, l’ex sindaco di Pozuelo de Alarcón (Madrid) Jesús Sepúlveda, per finanziare eventi politici.

Ana Mato, fin dal gennaio 2011, quando questi “regali”comparvero per la prima volta nel processo Gürtel, ha sempre negato. Il ministro, all’epoca coordinatrice dell’organizzazione del Partito popolare, era stata accusata per un sospetto viaggio in Svizzera con la figlia, ma il Tribunale superiore di Madrid aveva prescritto i fatti nell’aprile 2011. Adesso Ana Mato continua a negare di aver ricevuto regali e sostiene di non aver nulla a che fare con le attività finanziarie di Sepúlveda, dal quale ha divorziato. Ma ha anche aggiunto, sostenuta dal premier Rajoy, che non ha nessuna intenzione di dimettersi. Frattanto il presidente spagnolo ha detto chiaro e tondo che continuerà a difendersi e a difendere il suo partito da quello che considera un attacco destabilizzante. “Questo partito, che ha attraversato momenti difficili, non permetterà a niente e nessuno di distoglierlo dal suo compito: rappresentare molti spagnoli e difendere gli interessi di tutti”. Il quotidiano El País però, già querelato dai vertici del Pp, ha annunciato che pubblicherà domani, domenica 3 febbraio, tutte le carte della contabilità interna dei tesorieri del partito, dal 1990 al 2009

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