A Mario Monti hanno tirato le uova, Silvio Berlusconi teme di finire bersagliato da ben altro. Così, nuovi e vecchi politici evitano le piazze e il confronto diretto con i cittadini. Questa è la prima campagna elettorale senza comizi di piazza. Escluso Beppe Grillo che, con il suo Tsunami Tour, non solo sta attraversando le piazze d’Italia ma le riempie come nessuno prima. Con un obbiettivo, a metà tra sogno e scommessa: riempire piazza San Giovanni a Roma, luogo di raduno per eccellenza delle manifestazioni della sinistra, scippata ieri al Pd per la serata di chiusura della campagna elettorale il 22 febbraio. “La Questura ci ha concesso San Giovanni e noi ci vedremo lì per una serata che passerà alla storia”, ha gridato ieri sera Grillo, appresa la notizia, dal palco in piazza Politeama a Palermo. Anche questa piena a vista d’occhio: qualcosa come diecimila persone. E altrettante collegate via internet, a seguire il comizio in streaming.

Grillo rischia di smentire il vecchio assioma “piazze piene ed urne vuote” di Pietro Nenni: secondo i sondaggisti, infatti, il comico genovese conquista consenso su consenso proprio grazie alla sua presenza tra la gente. “Guadagna un punto percentuale alla settimana e sale sempre più rapidamente”, dice Nicola Piepoli. “Grillo è un eroe del nostro tempo. Ha capito che oggi si vince usando le vecchie tecniche: contatto diretto con la persone, comizi e ancora comizi”. Con Piepoli concorda Renato Mannheimer. “Le piazze non possono sostituire le tv – premette il sociologo – ma Grillo in tv c’è, pur non andandoci fisicamente, ma se ne parla proprio perché riempie le piazze ed è un evento”. Il comico genovese conquista due piazze al giorno. Ieri Trapani e Palermo, la scorsa settimana Livorno e Firenze, Pesaro e Salerno, Lecce, Grosseto, Siracusa. Ovunque un bagno di folla. “Vada come vada, abbiamo già vinto”, ha detto ieri nel pomeriggio a Trapani. “Questo non è un movimento, è un virus, una sorta di epidemia. A maggio ci saranno le amministrative: non ci fermano più”, ha gridato poi a Palermo. Presenza scenica, capacità dialettica, battute. Grillo conosce le proprie capacità e le sfrutta al meglio. Come dice Mannheimer “non tutti i politici di oggi sono in grado di fare comizi, in più Grillo ha una esperienza importante alle spalle sui palcoscenici”. E si vede. Ma non basta. Perché Grillo sembra sapere ciò che dice. Conquista applausi anche quando parla di quote latte, bilanci statali, spread e armamenti. Se qualcuno lo contesta lui lo fa salire sul palco, lo lascia parlare. “E alla fine quello lo voterà perché è stato ascoltato”, dice Piepoli. Un eroe, Grillo. Che sa bene contro chi gioca. “Gente che ha paura di uscire a farsi vedere per strada: Bin Loden lì non sa neanche cosa è un comizio”, ripete ormai da ogni palco. Torto non ne ha. Gli altri leader si nascondono in teatri e luoghi chiusi.

Domani, per dire, il signore di Arcore annuncerà la nuova promessa elettorale agli italiani da una sala ipercontrollata della Fiera di Milano. Finiti i tempi dei predellini e dei bagni di folla in strada. Meglio nascondersi. Neanche la Lega fa più comizi. Il segretario del Carroccio, Roberto Maroni, per lanciare la sua candidatura a governatore della Lombardia ha affittato, sempre per domani, il teatro Nuovo in San Babila. Il suo avversario Giorgio Ambrosoli sta girando le città lombarde ma già ieri, alla seconda tappa, ha ripiegato in una sala. Persino Pierluigi Bersani a una delle tante piazze di Firenze, ieri per ufficializzare la collaborazione di Matteo Renzi, ha preferito il teatro Obihall.

Cari vecchi comizi addio. “E sono dei cretini, dei cretini”, sentenzia Piepoli. “Oggi si vince con i vecchi metodi: manifesti e piazze, la gente non è stupida e cerca il contatto umano, lo vuole, lo premia”. Per questo, dice, Grillo vola. “In Sicilia ha vinto alle regionali perché c’era arrivato a nuoto, perché si è fatto vedere, toccare; perché ha ascoltato o almeno ha finto di farlo”.

Finito il tour sull’isola, oggi e domani Grillo sarà in Emilia Romagna, poi due giorni in Sardegna. Dal sei febbraio attraverserà le città del Nord per poi andare verso Roma dove il 22 febbraio chiuderà la campagna elettorale in piazza San Giovanni. Con il sogno di riempierla e “fare la storia” perché, ripete anche a Palermo, “non ci fermano più, non ci ferma più nessuno”.

Il Fatto Quotidiano, 2 febbraio 2013

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