L’uovo era diretto a lui ma l’ha ricevuto lei. “Ero accanto a Mario Monti e indossavo la fascia tricolore, mi sono vista d’un tratto colpita, non ho percepito subito da cosa, poi l’occhio ha iniziato a darmi fastidio, in ospedale mi hanno assicurato che oltre lo spavento non c’era altro. Il livido passerà, però sono sconfortata, un po’ depressa”. L’uovo di Mirandola ha colpito in faccia Antonella Baldini, sindaco di Camposanto, nella Bassa modenese. Memorabile il nome del paese e anche la visita del Professore, che ha voluto tuffarsi in un tour elettorale tra le macerie. Appena passato in rassegna il picchetto delle fasce tricolore, hanno iniziato a farsi sentire i fischi. Prima timidi, poi più sostenuti. Le uova, sembra fossero due, per un elementare errore balistico (dovuto forse all’inesperienza) hanno concluso la traiettoria nel modo che si sa.

La giornata del professore è finita presto, e meno male che non si è attardato tra queste rovine. Il terremoto emiliano non ha mai fatto notizia. Nulla di buono per la televisione, nessun bimbo estratto dalle macerie ma solo marocchini, congolesi, indiani adagiati sotto i pianali di cemento dei capannoni prefabbricati. Abituati al dramma aquilano, gli italiani hanno presto cambiato canale. Anche il governo ha voltato le spalle, come se non fosse affar suo.

Siamo a Cavezzo, paese asfaltato dalla scossa. Dai piedi del leoncino di marmo al centro della piazza guardo il panorama: è un alternarsi di vuoti e di pieni. Come denti cariati le case sono aperte, sgranate ai lati, oppure tronche nel mezzo, coi tetti sfondati, altre invece resistono dritte, intere. Ripulito dalle macerie Cavezzo offre mirabili effetti ottici. Per esempio, vista da sinistra la chiesa sembra piena e in salute. Vista da destra appare senza ventre, disossata, morta. Tubolari innocenti dappertutto: è il principale business di ogni ricostruzione. Beati chi li produce. Ah, la Marcegaglia è l’industria in pole position in questo campo. Dappertutto avvisi e pubblicità di uffici tecnici, ingegneri che promettono “esperienza ventennale nelle costruzioni antisismiche”. 

Gli affari sono affari e questo terremoto non fa eccezione. “Sono degli ingordi, alcuni tecnici monopolizzano gli affidamenti delle progettazioni rallentando la ricostruzione. Io gliel’ho appena detto a un gruppetto di questi”. È la voce di Luisa Turci, prima cittadina di Novi di Modena. Il suo ufficio ora è nel bagnetto dell’asilo nido, luogo di fortuna e di speranza. “Ho la vista sui due piccoli sciacquoni, ma va bene così”. Servono soldi e tutti a promettere. Le stime sono ballerine, e forse il preventivo inviato a Roma si è ingrossato lungo il tragitto: 13 miliardi di euro è lo stratosferico conto. “Il problema è che qui non abbiamo visto un solo euro, la visita di Monti è stata una provocazione. Ho il tetto della mia casa sfondato, devo rimetterlo in sesto ma non so come, con quali soldi”, dice Luca, portavoce del comitato che s’è presentato coi fischietti dal premier: “Noi fischietti, non uova”. “Qui Monti non avrà granché – garantisce la Turci – e temo che anche il mio partito, il Pd, troverà qualche sorpresa nelle urne. D’altronde è logico: la situazione è drammatica e a farne le spese è chi più assolve alle funzioni di governo”.

I comunisti emiliani sono stati sempre in fila, disciplinati, perfetti. Ma ora non più, forse è troppo. “Qui però ancora c’è il pericolo che se non voti in un certo modo è meglio che chiudi bottega. Non voglio farmi sentire dagli operai, andiamo nel mio ufficio”. Medolla, due passi da Mirandola, è un altro crocevia terremotato. I capannoni sono crollati, e anche la teloneria Wilder era messa male: “Ce l’abbiamo fatta per due centimetri. Non è venuto giù tutto, come ad altri colleghi imprenditori, per un soffio. Non ci siamo mai fermati e abbiamo risistemato il tetto a nostre spese, chiedendo un mutuo in banca”. Capriate in legno maestose e 200mila euro andati via così: “Finora non abbiamo visto un soldo, né sappiamo quando ci verrà dato. L’unica cosa che so è che hanno voluto tutte le tasse, una a una. Ci hanno chiesto l’Imu, senza guardare, capire. Roba da matti”.

Uno stato ingiusto, lontano, nemico. Non è la nebbia, che pure oggi è densa e bassa, a rendere invisibile il potere centrale quanto la falsità degli impegni, l’improvvisazione, la precarietà di un futuro che era ricco e si annuncia povero. La gente sta andando via: chi era in affitto ha lasciato la sua casa malandata ed è partito. Troppi capannoni ancora non riadattati, troppi lavoratori a spasso, una penitenza sconosciuta da queste parti e che al momento del voto si manifesterà: è attesa rabbia nei seggi elettorali. Buon frutto per chi è contro. Antonio Ingroia ieri si è fermato a Cavezzo e ha buttato l’amo. Chi non è del Pd, non ama il Pdl, non vede di buon occhio la Lega sappia che c’è anche Rivoluzione Civile.

In effetti il volto del centrodestra è affidato a Franco Carraro, sfinge craxiana e romana della Prima Repubblica. Voto a perdere, così appare. I leghisti hanno in gara Gianluca Pini, romagnolo con qualche problemuccio giudiziario ma una intimità col nuovo capo, Bobo Maroni. Neanche da questo lato si annunciano sorprese. Meglio degli altri, ma in positivo, ha fatto il Pd. Intanto perché manda in Parlamento Cecile Kashetu Kyenge. Sarà la prima donna africana a varcare il portone di Montecitorio. Oculista quarantenne, ha organizzato il primo sciopero degli stranieri. Era il 2010: “Un giorno senza di noi e l’Italia si ferma”. o slogan. Trovare sulla scheda il nome di questa oculista modenese acquisita, è una bella novità. E sapere che un’altra donna, Antonella Incerti, storica dell’arte e sindaco di Albinea, ha conquistato il primo posto alle primarie sbaragliando anche vecchie volpi dell’apparato, rafforza la speranza che non sempre e non tutto sia già perso. Dice Antonella: “Sono una militante che ha radici nella sua terra, buonumore e tanta voglia di lavorare. Poche ciance e, come si dice a Roma, damose da fà”.

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