Francesco Furchì resta in carcere. Lo ha deciso il gip di Torino Massimo Scarabello che ha convalidato il fermo per il 49enne calabrese sospettato di aver sparato sei colpi di pistola contro Alberto Musy il 21 marzo del 2012 e ha disposto la custodia cautelare in carcere.

Il pm Roberto Furlan aveva disposto il fermo lo scorso 30 gennaio in ragione del “pericolo di fuga” dell’uomo, “gravemente indiziato” per tentato omicidio, con “motivi abbietti”. Furchì, secondo la procura di Torino e la polizia, ha teso un agguato al consigliere comunale, che riteneva un “traditore” perché in diverse occasioni non aveva assecondato le sue ambizioni. Il sospettato finora si è sempre dichiarato innocente.

Ora la notizia della convalida del fermo. Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice Scarabello scrive infatti che Furchì ha una personalità “incline alla violenza” e, oltre al pericolo che commetta “reati della stessa specie”, se fosse libero potrebbe fuggire. Secondo quanto emerge dal testo contro di lui ci sono sette “elementi indiziari oggettivi”. Scarabello ritiene quindi che “il quadro indiziario oggettivo consenta il superamento della soglia di gravità richiesta dalla regola processuale” per trattenere l’indagato in carcere.

Nuove indagini sono necessarie” scrive  il gip, secondo cui alcuni accertamenti sono ancora indispensabili. “Occorre che trovino ulteriore supporto scientifico, mediante gli idonei strumenti, le valutazioni e le comparazioni già svolte nella forma della consulenza tecnica” si legge nell’ordinanza. Il giudice si riferisce al lavoro scientifico degli specialisti che, partendo dalle immagini che riprendono l’aggressore mentre si allontana dal luogo dell’agguato, hanno stabilito che si tratta di Furchì: con questa affermazione il giudice, di fatto, anticipa alle parti l’intenzione di ricorrere a una super-perizia. “Devono essere precisati – aggiunge – alcuni particolari e deve essere fatta luce su circostanze che ancora non trovano spiegazioni: il percorso di quella mattina, l’esistenza o meno di complici, il motivo della scelta di quel particolare giorno per l’attentato”. “Tuttavia – conclude – gli elementi di cui si è dato conto non possono che essere trattati, in questa fase delle indagini, alla stregua di gravi indizi di colpevolezza”.

Musy, per le conseguenze del ferimento, è ancora ricoverato in gravissime condizioni, e senza conoscenza, in una casa di cura in provincia di Parma.

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