Un dragone rampante al posto del cavallino. L’economia della Cina allunga l’ombra su un altro marchio del lusso italiano. La Weichai Power, la stessa multinazionale di proprietà dello Stato cinese che un anno fa esatto comprava la Ferretti Yatch di Forlì, ha siglato un patto quadriennale di sponsorizzazione con la Ferrari. La scuderia ha infatti comunicato di aver raggiunto l’accordo con la holding cinese, una delle aziende leader nella produzione di componenti meccaniche per veicoli industriali pesanti. L’accordo con la casa di Maranello avrà durata quadriennale e terminerà alla fine della stagione sportiva 2016. Gli ideogrammi compariranno così per la prima volta sulla carrozzeria dei leggendari bolidi emiliani.

La notizia è arrivata poche ore prima della presentazione, venerdì mattina, della nuova monoposto di Formula 1, la F 138, nella tensostruttura allestita all’interno della sede di Maranello. Un anno fa esatto il gruppo asiatico Weichai, fondato nel 1946 e oggi sotto il controllo totale dei governanti di Pechino, era sbarcato in Romagna. Con 374 milioni di euro la multinazionale, che produce componenti per trattori e mezzi pesanti, ha rilevato l’azienda Ferretti, principale produttrice al mondo di barche di lusso, allora indebitata per centinaia di milioni di euro e con 2 mila dipendenti a rischio.

All’inizio, subito dopo l’acquisto, la nuova proprietà, proveniente dalla provincia cinese di Shandong, aveva promesso che la produzione sarebbe rimasta in Italia. Senza dubbi. Ad agosto 2012 però il neo-presidente della Ferretti group e della Weichai, Tan Xuguang, aveva spiegato alla stampa cinese di avere in mente l’apertura di uno stabilimento anche nel suo Paese, a Quingdao. Perché? Per adattare le imbarcazioni al mercato locale, aveva rassicurato il manager cinese.

Poi invece ai primi di gennaio ecco la pubblicazione di un rapporto dei servizi segreti italiani, contenente un allarme riguardante le acquisizioni cinesi in Italia. Il caso Ferretti veniva portato dagli analisti del Dipartimento Informazioni per la sicurezza, come uno degli esempi più tipici. Nel rapporto inviato alla Presidenza del consiglio e al Copasir si parla della ”recente acquisizione, a luglio, del 75% del gruppo Ferretti (yacht di lusso, maggior produttore mondiale) da parte del Shandong Heavy Industry Group (parte della Weichai, ndr), potente industria cinese di componentistica per auto”. L’intenzione, secondo il rapporto sarebbe quella di ”delocalizzare la produzione dei natanti Ferretti dall’Italia all’isola Hinau (Cina), zona economica speciale per la Repubblica Popolare Cinese, mentre in Italia rimarrebbero solo le linee di rimessaggio e manutenzione”. Poi la relazione del dipartimento per la sicurezza prosegue: ”La sottrazione di tecnologie e know how e le perdite occupazionali, confermano i rischi connessi all’acquisto da parte di soggetti esteri di aziende nazionali”. La proprietà dela Weichai naturalmente ha smentito di voler delocalizzare.

Intanto, mentre continuano le riunioni tra sindacati, azienda ed enti locali per capire le reali intenzioni dei nuovi proprietari, nei cantieri navali della Ferretti tra la Romagna e le Marche si stanno già attuando alcuni trasferimenti e spostamenti di produzioni che stanno allarmando i sindacati e mettendo davanti a un bivio diverse decine di lavoratori: spostarsi in un’altra regione a oltre 100 chilometri di distanza, o perdere il posto.

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