“E’ indiscutibile che in alcune forme di espressione i diversi linguaggi convivano e interagiscono per natura”, direbbe Lamberto Pignotti, coetaneo di Nino Migliori e fondatore, con altri poeti, pittori, musicisti e studiosi, del Gruppo ’70. Fondatore della poesia visiva italiana il primo; artista che meglio rappresenta la straordinaria avventura novecentesca della fotografia, il secondo (in mostra a Bologna fino al 28 aprile 2013). Analogie? Molte.

Effettivamente, pensandoci l’opera musicale nasce da un’interazione di strumenti, voci, scene, luci. Nel balletto vi ritroviamo anche la gestualità e il movimento. Nei nuovi prodotti estetici invece, fra i quali rientra la mirabile ricerca di Migliori, i diversi tipi di comunicazione vengono fusi in un tutt’uno – l’uso contemporaneo di più linguaggi e generi di comunicazione con la finalità di trasmettere simultaneamente un messaggio estetico a più di un organo sensoriale.

L’istallazione, nello specifico, comunica attraverso specificità tecniche adottate da un ventaglio di generi artistici. Ne consegue che l’opera suggerisce al destinatario sensazioni, o un susseguirsi di percezioni differenti, traducendole da altri linguaggi: ed è quello che accade con ORANTES (2011-2012), l’installazione di Migliori al piano terra di palazzo Fava. Un esercito di duecento monaci in preghiera, piegati su se stessi e realizzati con semplici bottiglie di plastica. Un gesto umano tra i più complessi stilizzato e riprodotto con materiali di recupero – per aumentarne la suggestione, su due schermi opposti, la scena è proiettata in un movimento di allontanamento e avvicinamento. Completano l’opera dodici ritratti di una delle duecento figure prostrate (lavori della serie Imago mentis). Una visione onirica, tanto cara all’artista, colori incantati che raccontano altro. L’esperienza, il dolore, il fardello della vita, riaffiora sulla superficie ossessivamente. La sabbia – terreno instabile per natura.

Simbologia complessa e forse ambigua. Estasi e oppressione, ciò che i romantici definivano sentimento della natura. Il meraviglioso piacere di respirare a proprio agio in un vasto spazio e, dall’altro, la sensazione angosciosa di essere rinchiuso nella prigione formata dagli “alberi” attorno. Stupendo.

Pura sinestesia.

“Come lunghi echi che da lontano si confondono

In una unità profonda e tenebrosa,

vasta come la notte e come la luce,

i profumi, i colori  ed i suoni si rispondono.”

(Charles Baudelaire)

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