Viorica Nechifor è la presidente dell’Ansi, Associazione nazionale stampa interculturale. È nata a Costanza, in Romania, ha una laurea in Geografia e lingue straniere, un corso in una scuola post-universitaria a Bruxelles e una rilevante carriera giornalistica. “Dopo l’anno passato in Belgio sono tornata a casa carica di entusiasmo, convinta di poter realizzare i miei progetti, ma non c’erano grandi possibilità. Ho quindi raggiunto alcuni parenti a Roma, dove per tre anni sono rimasta senza documenti in regola”.

Dal 2002, anno della Legge Bossi-Fini, Viorica ha il permesso di soggiorno e vive a Torino, dove lavora per Radio Torino Popolare, Torinosette, Metropoli e siti in lingua rumena, e dove conosce diverse associazioni. Tramite il Cospe, che si interessa da tempo di media interculturali, entra anche in contatto con tanti dei giornalisti stranieri che lavorano in Italia. “Subito – spiega – mi sono resa conto che la maggioranza di noi lavorava da anni in radio o giornali senza essere iscritta all’Ordine dei giornalisti, perché uno straniero senza cittadinanza non ne aveva il diritto. È iniziato un duro lavoro di attento monitoraggio e pressione sull’OdG, e oggi numerosi stranieri sono iscritti agli ordini regionali. Nel 2008 sono stata la prima giornalista senza passaporto italiano ad essere registrata nell’OdG del Piemonte”.

Passo dopo passo, il 5 febbraio del 2010, gli oltre 500 professionisti dell’Ansi ottengono il riconoscimento come gruppo di specializzazione all’interno del Sindacato dei giornalisti dal Consiglio Nazionale della Fnsi – Federazione nazionale stampa italiana. “Adesso – afferma Viorica  – mi piacerebbe che il nostro lavoro venisse riconosciuto come un punto di vista, in qualità di membri di questa società e non di persone straniere. Perché se gli immigrati continueranno a parlare solo da immigrati, non potranno mai uscire da questa classificazione”. Tra gli obiettivi dell’Ansi c’è anche quello di promuovere il rispetto della Carta di Roma, il protocollo deontologico varato da OdG e Fnsi.

“Da un paio di settimane ho la cittadinanza italiana – continua la presidente dell’Ansi – ma continuerò a battermi per i diritti di chi non ce l’ha. Ancora ricordo di un colloquio in un’agenzia interinale dove candidamente l’addetta mi disse che da straniera non potevo pretendere lo stesso stipendio di un italiano, anche se parlo quattro lingue. Mi sono alzata e sono andata via”.

Pensando agli stereotipi che rappresentano il suo Paese d’origine, Viorica ride con amarezza: “Spesso si pensa che le donne rumene siano tutte di facili costumi. Una convinzione che credo derivi dagli anni ’70, quando la Romania era un’ambita meta del turismo sessuale. Era il periodo del regime di Ceaușescu e c’era molta povertà. Ricordo la mancanza di generi alimentari nei negozi, la tessera per il pane e il latte, e le notti di studio a lume di candela. La disperazione ha anche portato a concedere favori sessuali in cambio di poco. Persino un collant o un completino intimo erano  oggetti di grande valore e tanti italiani partivano in Romania con le auto cariche di mutande e reggiseni… Ma i tempi sono cambiati, e sarebbe bello che cambiasse anche la mentalità delle persone”. Viorica ripensa poi al 2007, l’anno in cui i media italiani descrivevano i Rumeni come orde di selvaggi e stupratori. “Ricordo che le notizie arrivarono persino in Romania, dove erano convinti che non potessimo uscire per il rischio di essere linciati. Episodi su cui la stampa dovrebbe fare un bell’esame di coscienza. Perché chi all’epoca ha inventato l’esistenza di un ‘DNA violento’, avrebbe dovuto rispondere non soltanto come giornalista, ma come essere umano”.

“Oggi, quando parlo di casa, parlo di Torino – conclude. Anche se amo molto il mio Paese, con le sue tante culture e minoranze che convivono pacificamente, fra Sassoni, Turchi, Tartari, Lipoveni, Rom, etc. Tutti con una rappresentanza in Parlamento, anche gli italiani”.

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