Il lavoro del parlamentare non è affatto ben pagato.  Se fatto con serietà, è un lavoro duro. Io, ad esempio, ci ho perso dal punto di vista del reddito”. Lo dichiara Piero Longo, senatore Pdl e avvocato di Silvio Berlusconi, durante la trasmissione “24 Mattino”, su Radio 24. Secondo il politico, un parlamentare può svolgere altre professioni. “Ma perchè questa idea della politica pura?” – si chiede polemicamente – ” Perchè un parlamentare deve staccarsi dalla vita sociale e civile per cinque anni?”. Il legale del Cavaliere parte lancia in resta contro “l’ondata montante di giustizialismo”, che ha investito anche il proprio partito. “Non avrei escluso Cosentino” – asserisce – “Essere indagati è molto facile, basta una denuncia. Berlusconi ha sintetizzato bene la situazione: è tutta colpa dei pm“. Al conduttore Alessandro Milan, che gli rammenta la gravità delle accuse contro l’ex deputato del Pdl, Longo replica stizzito: “Ma sa quanti sono stati assolti dall’accusa di associazione a delinquere o di tipo mafioso?“. Il senatore assolve anche Dell’Utri: “Lo avrei candidato. I condannati che hanno scontato la loro pena ritornano nel consorzio civile“. E si pronuncia anche sul suo assistito: “Il fenomeno della persecuzione nei confronti di Berlusconi è ben documentato statisticamente: non è stato mai condannato“. Durissimi i toni adottati da Longo nei riguardi di Giulia Bongiorno, che ha lamentato di essere stata costretta a votare per cinque anni “leggi ad personam”. “Poveretta” – commenta il politico – “per cinque anni si è dovuta inghiottire il senso morale e dopo non ha più resistito. Tutti che sulla via di Damasco si pentono“. L’avvocato di Berlusconi poi trincia giudizi al vetriolo sul Fatto Quotidiano, su Marco Travaglio e sui suoi lettori. Milan cita l’articolo odierno di Fabrizio D’Esposito sulle sedicenti “liste pulite” del Pdl, che includono ben tre pregiudicati (Renato Farina, Giulio Camber e Salvatore Sciascia), nonché ventiquattro indagati e imputati. “Un cittadino che legge “Il Fatto” è già predisposto a seguire una certa linea di ragionamento giustizialista” – afferma Longo – “Non credo proprio che Il Fatto sia la cassa di risonanza dell’intelligenza degli Italiani“. E ovviamente non poteva mancare la menzione del processo Ruby. “Lo definirei “una bellezza del diritto”” – dichiara Longo – “è un processo bello perchè c’è di tutto di Gisella Ruccia

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