Corruzione, illecito finanziamento pubblico ai partiti, peculato e due episodi di abuso d’ufficio. Per questi reati è stata chiesta una condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex ministro Raffaele Fitto, parlamentare del Pdl e capolista alle prossime elezioni alla Camera. La richiesta è stata avanzata a Bari nel corso del processo su presunti illeciti in appalti. L’accusa, sostenuta dal pm Renato Nitti, ha chiesto anche 4 anni e 6 mesi per l’imprenditore Giampaolo Angelucci.

Si tratta del processo in corso dinanzi alla Prima sezione del Tribunale di Bari che vede coinvolti 43 imputati e 6 società, tra cui l’ex presidente della Regione Puglia e il capo del gruppo Tosinvest. Un processo complesso, che vede come capo di accusa principale un caso di presunta corruzione. Secondo le tesi dell’accusa una società del gruppo Tosinvest finanziò con una dazione di 500 mila euro transitata dall’Udc verso la lista elettorale “La Puglia Prima di tutto” facente capo all’area politica di Raffele Fitto alle elezioni regionali del 2005.

Secondo il pm si tratta in sostanza di un illecito finanziamento, in cambio dell‘appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di undici Residenze Sanitarie Assistite in Puglia. Il dirigente dell’Ares, l’agenzia regionale della Puglia che gestì il bando di gara in oggetto, risalente al 2004, è stato già assolto con rito abbreviato. Numerose le altre richieste di condanna formulate dal pm per gli altri imputati e le richieste di confisca di beni, in particolare ne è stata quantificata una per 10 milioni e 75mila euro “quale profitto illecito – ha detto il pm nella sua requisitoria – in relazione a reati connessi con riferimento all’attività di gestione delle RSA in danno delle società del gruppo Tosinvest imputate”. Nel corso dell’udienza di oggi hanno parlato anche alcune parti civili, ora la parola passa ai difensori e alle già annunciate repliche e controrepliche. La sentenza potrebbe arrivare non prima della metà di febbraio prossimo. Il primo giugno scorso Fitto era stato assolto nell’ambito del processo denominato “La Fiorita”. 

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