Silvio Berlusconi, nel corso dell’intervista concessa a Sky, ha trovato il modo di spiegare che : “la legge sul conflitto di interessi in Italia funziona benissimo”. Dal suo punto di vista ha assolutamente ragione, perché i suoi interessi sono stati integralmente tutelati da una norma che ostacola tutti gli interessi in conflitto con i suoi. Grazie a quella legge l’Italia occupa attualmente la 61a posizione nelle graduatorie internazionali in materia di libertà di informazione, proprio al confine tra la zona grigia e quella nera della classifica.

Persino la pallida norma che avrebbe dovuto sanzionare “il sostegno continuato e privilegiato” dato da una rete o da un Tg ad un solo candidato o partito, non è mai stata applicata, anche perché il controllore, le Autorità di garanzia, sono state integralmente nominate dai presunti controllati, cioè governo e partiti. Dal momento che Berlusconi è soddisfatto per l’esistenza di una norma che antepone l’interesse privato a quello generale, ci auguriamo che gli “insoddisfatti” vogliano far sentire la loro voce ed impegnarsi a riportare l’Italia in Europa, anche in materia di libertà dei media e di normative antitrust.

Bersani e Ingroia si sono impegnati a farlo nei primi cento giorni della prossima legislatura, ora aspettiamo la risposta di Monti e non solo.

Ci auguriamo che, almeno su questo punto, si possa arrivare ad una comune presa di posizione tra quanti hanno davvero a cuore l’articolo 21 della Costituzione, ma ci permettiamo di coltivare qualche ragionevole dubbio; al momento opportuno, nel cuore del centro sinistra, non mancherà sicuramente qualche “autorevole voce” che spiegherà come e perché sarebbe meglio rinviare nel tempo, anche perché: “il tema non interessa certo ai cittadini…” 

Forse quella pessima legge sul conflitto di interessi, esattamente come il Porcellum, non piace solo a Berlusconi, ma anche a qualcuno dei suoi presunti oppositori.

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