Le indagini milanesi sulla ‘Cerchia‘ lambiscono l’ex sindaco Letizia Moratti e il suo ex assessore Mariolina Moioli. Ieri mattina gli uomini della Guardia di finanza di Milano hanno bussato alle porte di Palazzo Marino per chiedere i rendiconti delle spese elettorali, alle comunali del 2011, di due candidate eccellenti: proprio l’ex sindaco Moratti, che fu allora sconfitta da Giuliano Pisapia, e il suo assessore alla Famiglia-Scuole-Politiche sociali, targato Pdl. L’ipotesi d’accusa che gli investigatori stanno verificando è che Moratti e Moioli abbiano utilizzato per la loro campagna elettorale (spot radiofonici e altro) fondi pubblici, destinati all’assistenza.

E’ l’ultimo atto, per ora, della complessa indagine condotta dalle pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano sulla cosiddetta ‘Cerchia’, il gruppo di amministratori e funzionari riuniti attorno a Patrizio Mercadante, fedelissimo della Moioli, da lei nominato direttore del Servizio minori del Comune di Milano. Mercadante è stato arrestato l’8 ottobre 2012 con varie contestazioni: una tangente da 20 mila euro che avrebbe preteso da un ente milanese, la Fondazione Pini, come contropartita di un finanziamento comunale da 100 mila euro; un lavoro da 8.500 euro affidato al nipote; e irregolarità nelle gare d’appalto delle case vacanze del Comune. Insieme a lui sono finiti agli arresti, con le accuse di corruzione, truffa, turbativa d’asta e falso, l’imprenditore turistico vicino alla Cisl Dario Zambelli, il segretario dell’Istituto dei ciechi di Milano Antonio Picheca e la segretaria della Moioli, Giulia Pezzoli (posta agli arresti domiciliari).

All’ombra dell’assessore Moioli (che ha sempre dichiarato la propria “totale estraneità ai fatti”), Mercadante era diventato il potentissimo gestore dei fondi per l’assistenza ai minori, un tesoretto che, invece di essere usato per i fini istituzionali, era dilapidato in modo discrezionale. Secondo i magistrati, la gestione di quei fondo ha “depauperato le risorse pubbliche” tanto che nel 2012 le rette delle colonie per bambini sono aumentate del 25 per cento, mentre si arricchivano “indebitamente soggetti pubblici di assai dubbia onestà e, perché no, loro parenti e amici”.

Tra chi ha approfittato di quel fondo, sottraendo risorse ai bambini milanesi, ci potrebbero essere anche l’ex sindaco e l’ex assessore: è quanto stanno verificando ora gli investigatori, che dovranno anche appurare se Letizia Moratti era a conoscenza della provenienza dei finanziamenti di cui ha goduto.

Già nell’ordinanza di custodia cautelare dello scorso ottobre era indicato che i soldi del Comune destinati al progetto “Uno sguardo sulla città” erano stati usati per compensare buona parte dello staff elettorale di Mariolina Moioli. Le spese per la campagna elettorale dell’assessore (che sosteneva Letizia Moratti con una sua propria lista, “Milano al centro”) venivano definite “imponenti”.

È una legge del 1997 (“Disposizioni per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”) a varare un fondo per i minori. Ma nelle mani di Mercadante questo era diventato un canale per elargire finanziamenti agli amici e ad associazioni vicine alla Cisl e a Cl: 120mila euro finiscono all’associazione Galdus per uno studio “I giovani domandano, Milano risponde”, 273mila euro vanno al progetto “Orti didattici” della cooperativa Il Giardinone, 223mila euro per il progetto “Pedibus” dell’associazione Meio Milano, 270mila euro per un lavoro sui burattini di un’associazione comasca, 100 mila alle suore Marcelline per il progetto “Crescere imparando a gestire i conflitti”… Mercadante è accusato inoltre di aver gestito in modo irregolare gli appalti per le case di vacanza per i bambini possedute dal Comune di Milano.

Intanto un altro della “Cerchia”, Antonio Picheca, dispensava secondo i pm favori agli amici, per esempio assegnando in affitto “a prezzi appetitosi” gli appartamenti posseduti dell’Istituto dei ciechi. Ne hanno goduto la figlia della Moioli, il nipote di Mercadante, la figlia della potente funzionaria dell’assessorato Carmela Madaffari e il figlio del prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, ritenuto dai magistrati perfettamente inserito nella “Cerchia” milanese dei “favori”.

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