A Bari prima o poi ci dovrà tornare. Non fosse altro per parlare con il pubblico ministero che sarà indicato da Anna Maria Tosto, il procuratore aggiunto che ha in mano un’indagine a suo carico. Ma dove sia ora non lo sa nessuno. Nemmeno il suo avvocato. La professoressa di diritto tributario dell’università di Bari è sparita nel nulla. Il problema è che con sé avrebbe portato circa venti milioni di euro; i risparmi di una vita che decine di persone hanno dichiarato di aver affidato nelle sue mani, convinti di fare una redditizia operazione finanziaria. Perché lei, Caterina Coco, smessi i panni di docente indossava quelli di scafata consulente finanziaria. Del resto tra la carriera universitaria e quella nel mondo della finanza – con tanto di impiego al Banco di Napoli e un ventennio da promotrice finanziaria – il nome se l’era fatto.

Dal 1991 la docente aveva la procura speciale del Consorzio Banche di Credito Cooperativo Res, istituito allo stesso indirizzo della sua residenza. Tramite il Consorzio, la professoressa riceveva dai clienti ingenti somme a titolo di investimento; questi fruttavano un interesse annuo che variava dal 5 all’8% che la docente, poi, pagava in contanti o con assegni di giro. Fino al 2009 nulla di strano, dunque. In quell’anno però la professoressa entra a far parte di un altro consorzio, questa volta nazionale. Il giro di clienti cresce vertiginosamente e con essi il volume di soldi investiti. La Coco, però, anziché liquidare gli investimenti annualmente, proponeva il reinvestimento in titoli bancari di Iccrea. Il punto è che, secondo le accuse, erano totalmente falsi. Di più. L’Istituto di credito era all’oscuro di tutta la vicenda, tanto che ha sporto immediata denuncia per uso non autorizzato del logo e del marchio, facendo partire nella Capitale una seconda inchiesta.

Il caso è scoppiato in autunno quando alcuni clienti baresi hanno chiesto la restituzione della cifra investita, ma non hanno ottenuto risposta. Di lì a poco è emersa una rete di rapporti intessuti dalla docente in tutta Italia che, ancora, ogni giorno fa estendere a macchia d’olio l’inchiesta partita dalla Procura di Bari. Il sospetto dell’avvocato Michele Mitrotti, difensore di un gruppo di clienti della prof, è che la Coco non abbia fatto tutto da sola, ma che alle sue spalle ci fosse una salda organizzazione che potesse gestire tutte queste somme. Della stessa idea la Guardia di Finanza che in queste ore sta ascoltando le presunte vittime e che, secondo i bene informati, a breve potrebbe passare a setacciare i conti bancari di chi orbitava attorno alla Coco.

Per ora la rete partita da Bari ha coinvolto Roma, Verona, Venezia e Genova. I clienti truffati sono tanti, e ogni giorno che passa ne emergono altri. Fra questi ci sono grossi imprenditori che hanno investito cifre notevoli – come un dirigente Telecom che ha ceduto alla Coco 800mila euro – medici oncologi, chirurghi di grande fama e nomi della “Bari bene”; ma anche piccoli risparmiatori, come una donna di 84 anni o come una coppia di coniugi del barese; questi ultimi da sempre vivono con il solo stipendio di lui che deve bastare a coprire anche le spese per affrontare una terribile malattia che sta consumando la moglie. La vita della coppia era parsa cambiare con la vincita inaspettata di una somma  di denaro al Lotto. Sparita, ora, insieme a Caterina Coco. Il loro legale, Mitrotti, ha chiesto alla magistratura il sequestro di proprietà riconducibili alla docente e alle persone a lei vicine, come il convivente; oltre all’imposizione almeno dell’obbligo di firma, così da poterla rintracciare. 

Chi in questa faccenda ci è entrato, assicura che venti milioni sono una stima per difetto. Molti imprenditori – è l’ipotesi – preferiranno non denunciare, forse perché non proprio in regola con le dichiarazioni dei redditi. Caterina Coco, secondo il suo avvocato, Maurizio Giannone, sta male psicologicamente. “E’ in Italia, ma neanche io so dove” ci dice. Anche con lui comunica solo via mail. Ci abbiamo provato anche noi. Le abbiamo chiesto la cosa più semplice, se tornerà. Ci ha risposto, forse scambiandoci per suoi alunni, che “con grande rincrescimento, dubita fortemente di poter tenere il suo corso di lezioni”. E a Bari? “Non credo per ora”. L’ultima domanda: “E’’ possibile parlarle di persona?” è rimasta senza risposta. Caterina Coco è sparita. Di nuovo.

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