“No, non posso dire cosa accade sul palco, gli spettatori non me lo perdonerebbero”. Risponde così Valerio Mastandrea, nel giorno di riposo dopo le prime due date di Qui e ora al teatro Asoli di Correggio, e prima della quattro giorni all’Arena del Sole di Bologna (17-20 gennaio, n.d.r.).

Uno spettacolo scritto e diretto da Mattia Torre, interpretato da Mastandrea e Valerio Aprea, prodotto da Bam Teatro, che ha debuttato a Cagliari pochi giorni fa, ottenendo un buon successo di pubblico: “Ci ritroviamo in una situazione spazio-temporale limite in cui si incontrano due italiani tipo: uno che ha trovato il suo spazio nella società di questo paese e l’altro che questo spazio non ce l’ha”, spiega l’attore romano, “in qualche sinossi assassina si parla di lotta di classe, ma non c’entra nulla”.

Le sinossi killer che girano sul web parlano di un incidente tra due motorini in una strada isolata e periferica romana, con due quarantenni moribondi in attesa di soccorsi che paiono non arrivare mai: “E’ una metafora dello scontro tra civiltà. E la strada non è una vera e propria periferia, ma uno di quegli spazi urbani dove si cominciano a costruire case in mezzo al niente. Altre cose non le racconto e in un’ora e 15 può perfino non succedere nulla”.

Difficile che un artista da sempre impegnato in una drammaturgia teatrale e soprattutto cinematografica con robuste radici realistiche ecceda nell’astrattezza: “Qui e ora fa parte di un percorso naturale della mia vita professionale. Quando dicono che faccio cinema d’impegno civile mi viene da ridere. E’ un genere che non esiste. Io sono prima un cittadino poi un’artista. Concilio il lavoro che faccio con quello che succede nel paese. Di questi tempi è un privilegio”.

Epoca buia, disorientamento culturale e, soprattutto, campagna elettorale incombente: “Non vi dico per chi voto, ma ho l’esatta percezione di quello che sta succedendo in Italia. Posso solo dire che le cose vere, i reali cambiamenti non li fa la classe politica. Vedi le occupazioni, segnali forti che le amministrazioni dovrebbero capire. Parlo di quei luoghi dove si fa cultura: i teatri, i cinema, i centri culturali”. Un esempio? “Lo spazio Bartleby a Bologna, ma anche cinema dismessi: a Roma l’America o a Bologna mi è stato raccontato di una forma più ufficiale ma ugualmente dal basso come il Kinodromo”.

Poi c’è la scuola di recitazione e cinema Gian Maria Volonté a Roma che Mastandrea ha fortemente voluto rendendola gratuita anche per chi ha la licenzia media e con una selezione che passa attraverso bando e colloqui pubblici: “66 allievi, sei per corso, che studiano ogni materia e non pagano niente. Un progetto di formazione supportato economicamente dalla Provincia di Roma con la giunta Zingaretti. Ci hanno creduto davvero in questa missione che sta dando grandi risultati. Dal ‘basso’ nascono sempre le cose migliori”.

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