Solo due mesi fa sembrava che il suo posto avesse le ore contate, sacrificato dai tagli alle spese della giunta dell’Emilia Romagna. E invece, almeno per ora, Silvia Bartolini resta dov’è, alla guida della Consulta degli emiliano romagnoli nel mondo. Nonostante gli annunci diffusi a ottobre, nel calendario della Regione infatti non c’è traccia del progetto firmato dal sottosegretario Alfredo Bertelli, che mira a mettere a capo dell’organismo un consigliere interno, non stipendiato. Mentre è nero su bianco, nel bilancio appena approvato, la voce di spesa per la Consulta. Insomma, tutto rimandato a data da destinarsi. E nell’attesa Bartolini rimane operativa. Anzi, guadagna anche la nomina a coordinatrice nella Conferenza delle regioni-province autonome. “Non è un incarico ma un riconoscimento, che non prevede alcuna indennità o rimborso” ci tiene a specificare Bartolini.

Da tempo la Consulta, organismo che si riunisce due volte l’anno, con il compito di promuovere attività e progetti che contribuiscano a tenere in vita la cultura locale tra le comunità di emiliano romagnoli residenti all’estero, è bersaglio del fuoco incrociato di diversi partiti, dal Movimento 5 stelle all‘Idv. Tutti d’accordo con la sua abolizione: “Visti i tempi, i contatti con i connazionali all’estero si possono tenere anche a costo zero, senza pesare sulle casse pubbliche”. Unica eccezione il Pd, sempre deciso a far quadrato intorno alla Bartolini.

A ottobre, la giunta guidata da Vasco Errani aveva messo sul tavolo una proposta di modifica, per dare una sforbiciata ai costi dell’organismo e scrivere così la parola fine alle continue polemiche. Oltre alla riduzione dei componenti e delle trasferte (capitolo di spesa più consistente della Consulta), nel testo era prevista la nomina di un consigliere regionale in carica come presidente, senza retribuzioni aggiuntive. Soluzione che avrebbe costretto l’ex candidata sindaco di Bologna a dire addio all’incarico che ricopre dal 2006, anno della nascita della Consulta. Ma anche ai viaggi in giro per il mondo, ai progetti, e a una busta paga da 45 mila euro l’anno.

“Il lavoro della Consulta è servito in questi anni a far crescere una rete di relazioni culturali, sociali ed economiche significative” aveva spiegato a fine ottobre il sottosegretario alla presidenza Alfredo Bertelli, che poi aveva motivato così il suo progetto di riforma: “La situazione economica attuale ci impone tuttavia di operare per migliorare i costi di funzionamento e, partendo dalla legge che ora regola l’attività della Consulta, vogliamo intervenire per precisare e migliorare il ruolo di questo organismo, anche sulla base dei principi dello statuto”.

L’annuncio però è rimasto sulla carta, visto che a oggi il progetto non è ancora stato depositato in commissione. È la stessa presidente Bartolini a dirlo. “Siamo previsti nelle voci di bilancio per l’anno prossimo, mentre il progetto di legge non è ancora stato calendarizzato. Di conseguenza, io mantengo il mio ruolo e nel’attesa continuo a lavorare, come ho sempre fatto”. L’unica novità è un taglio dei fondi del 15%. “Significa circa 40/50 mila euro in meno, e una riduzione dei progetti”. 

Seppur con un budget alleggerito, per il momento la presidente può stare tranquilla.  Tanto più che da pochi giorni è stata chiamata anche come coordinatrice delle politiche regionali per l’emigrazione. “Si tratta di un riconoscimento che dà grande valore al nostro lavoro di coordinamento nazionale delle Consulte regionali e degli uffici emigrazione. Ma scrivetelo: non è un altro incarico. Non sono previsti gettoni, indennità o stipendi aggiuntivi. È un ruolo totalmente gratuito”. (giu.zac.)

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