Berlusconi vuole il confronto quando sta sotto, lo rifiuta quando é in vantaggio“, così titola il Fatto Quotidiano ed ha assolutamente ragione.

Lo schema di gioco del Cavaliere, per chi avesse voglia di studiare davvero le sue mosse, è sempre lo stesso, non riserva grandi soprese, quello che invece sorprende è la meraviglia dei suoi avversari.

Meglio di ogni altro conosce i sondaggi ed anche il giudizio negativo che ancora circonda le sue prestazioni di governo e non solo.

A questa situazione, non potendo reagire più di tanto politicamente, deve reagire mediaticamente, presentando se stesso come l’unico capo della destra, l’uomo che non deve mai chiedere, quello che le canta a tutti e odia l’odiato Monti Dracula e il Bersani bolscevico.

L’ obiettivo è quello di riproposi come una simpatica canaglia, un vecchio zio scapestrato che ne ha fatte tante, ma comunque è sempre preferibile ai suoi concorrenti, perché con lui si potrà vivere senza semafori rossi e cinture di sicurezza obbligatorie.

Guai a sottovalutare questa strategia, perché l’uomo, come dicevano Biagi e Montanelli, resta il miglior venditore di balle in circolazione, ed inoltr può disporre, grazie ai suoi oppositori veri o presunti, di uno sterminato arsenale mediatico.

A questa offensiva sarebbe necessario rispondere con grande durezza, chiedendo all’Europa di sostituirsi alla Autorità per le comunicazioni italiana nell’azione di monitoraggio e di sanzione (dagli schermi sono stati cancellati il movimento di Grillo e Ingroia) oppure evitando di cadere nelle sue trappole.

Per esempio Bersani farebbe un gravissimo errore ad accettare un faccia a faccia con il solo Berlusconi accettando le sue regole.

Bene ha ha fatto, almeno sino ad oggi, a rispondere che il confronto si farà solo con i candidati alla presidenza e non con i candidati presunti.

In questo caso, tuttavia, il confronto dovrá essere con Monti, con Ingroia e con chi espliciterà la sua candidatura alla presidenza, senza eccezione alcuna.

Per una volta Berlusconi sarà costretto ad adeguarsi a regole uguali per tutti, i suoi strepiti non sposteranno consensi, la tutela di un principio di uguaglianza, invece, qualificherà chi avrà il coraggio di non farsi intimidire.

Almeno su questo punto sarebbe giusto e doveroso che tutti i candidati alla presidenza del consiglio concordassero una posizione comune e non cedessero al perverso fascino della “Simpatica canaglia”, che a noi, per altro, non ispira affatto simpatia.

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