Ci sono quelli che dicono che “tanto tutti i presidenti sono uguali”. E che nulla cambia.

Ci sono quelli, poi, che dicono che “tanto c’è ben altro di cui occuparsi e che queste sono cose secondarie”. E che, dunque, non hanno senso.

Ci sono quelli, ancora, che dicono che “tanto l’America è cattiva comunque”. E che, perciò, meglio non interessarsene.

Resta il fatto che la storia dell’umanità cambia anche attraverso gesti apparentemente piccoli e simbolici. Come quando Rosa Parks si sedette nell’autobus, infischiandosene, giustamente, del divieto che impediva ai neri di accomodarsi nei posti riservati ai bianchi.

E se un giorno i neri erano schiavi, oggi siedono alla Casa Bianca. Se le donne un giorno non avevano diritto di voto, oggi sono giudici della Corte Suprema e Segretari di Stato. Se i gay un tempo dovevano nascondersi e fingersi “diversi” da se stessi, oggi possono sposarsi e adottare bambini sempre più frequentemente.

I cambiamenti, però, avvengono anche perché ci sono leader che spingono in tal senso. Proprio come sta facendo Barack Obama.

Non stupisce, dunque, e pur tuttavia emoziona, che il presidente abbia scelto, per comporre un poema per il suo giuramento, come da tradizione, un poeta giovane (il più giovane finora), cubano (il primo ispanico) e dichiaratamente gay. Richard Blanco, infatti, poeta conosciuto e apprezzato negli Stati Uniti, dove ora vive, il 21 gennaio, sarà a Washington e celebrerà con i suoi versi l’inaugurazione della nuova presidenza di Obama.

E cosi, con un gesto simbolico – ma non solo – Barack Obama dirà al suo paese, quello che lo ha riconfermato lo scorso 6 novembre, proprio chiedendogli tutto ciò, che è tempo per fare un passo avanti sulla strada dei diritti civili: con una legge seria sull’immigrazione e con il riconoscimento a livello federale dei matrimoni fra persone dello stesso sesso.  

E lo farà con la poesia di Richard Blanco “nato a Cuba, assemblato in Spagna e importato negli Stati Uniti”: quintessenza, dunque, dello spirito migliore di questo paese.

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