“La scelta di candidarmi non conviene soltanto a me. Conviene a tutti”. Alberto Tedesco, l’ex assessore alla Sanità della prima giunta Vendola appare sicuro di sé. Non ha dubbi sul fatto che il terremoto giudiziario che ha amputato la sua carriera al vertice della sanità pugliese, non abbia lasciato strascichi di alcun tipo sul suo elettorato. “Certo – aggiunge – se parliamo di un mio impegno in prima persona. Se dovessi essere di supporto a candidature di altri, non saprei”. Come dire: “Se mi candido mi votano, ma non assicuro che lo facciano anche verso chi sponsorizzo”.

Il senatore del gruppo misto – ha lasciato il Pd il 25 luglio 2011 dopo le pressanti richieste di una buona parte dei democratici che lo invitavano a dimettersi dalla carica di senatore – non ha nessuna intenzione di scrivere la parola fine alla sua esperienza romana. Vuole ricandidarsi e mesi fa ha ragionato anche sulla casa che potrebbe ospitarlo. L’unica clausola che si è posto è di attendere l’11 gennaio. Per quella data dovrebbe arrivare la decisione da parte del Gup sul rinvio a giudizio richiesto dalla Procura di Bari.

Il filone d’inchiesta è quello più corposo, per il quale, tra l’altro, la Procura ha chiesto due volte l’autorizzazione all’arresto di Tedesco, respinta altrettante volte dal Senato. Con l’ex assessore sono indagate altre 33 persone tra le quali dirigenti e funzionari Asl e imprenditori del settore. Le accuse a carico del senatore mosse dai pm Desiré Di Geronimo, Lino Giorgio Bruno e Francesco Bretone, sono associazione a delinquere finalizzata a corruzione, concussione e abuso d’ufficio. Secondo gli inquirenti Tedesco, negli anni 2008-2009, era a capo di una ‘cupola’ che aveva il controllo della sanità pugliese, pilotando gare d’appalto e forniture. 13 dei 33 indagati hanno chiesto il rito abbreviato. I restanti 20, tra i quali appunto Tedesco e l’allora direttore generale della Asl di Bari Lea Cosentino, hanno preferito seguire il rito ordinario. Dunque a breve si dovrebbe conoscere la decisione del Giudice per l’udienza preliminare.

“Se la sentenza sarà assolutoria, allora mi ricandido”, assicura il senatore. Se dovesse arrivare anche solo un rinvio a giudizio – giura – si farebbe da parte. “E’ difficile prevedere cosa accadrà – spiega Tedesco – del resto la vicenda giudiziaria si sarebbe dovuta chiudere 4 anni fa ed invece è ancora in piedi”. L’unico timore che ha è che il Gup per assolverlo dovrebbe “buttare tutto a mare dopo tutto questo tempo”. Pronostici a parte, Tedesco non demorde e pensa già più in là. “Dove mi candiderei? Beh con il Pd e Sel che hanno già chiuso le liste ricorrendo anche alle primarie, tornerei a casa. Dai Socialisti“. E’ proprio il senatore a svelare che diversi mesi fa, una chiacchierata con il segretario nazionale Riccardo Nencini, se l’è fatta. In quella occasione – garantisce Tedesco – il leader del Psi si è detto disponibile ad accoglierlo. E quattro chiacchiere pare essersele scambiate anche con gli esponenti pugliesi del partito. Poi però ha preferito defilarsi dalle trattative, allentare la morsa e attendere l’esito delle inchieste.

Ma se pur dovesse arrivare un’assoluzione dalla decisione del Gup di venerdì, Tedesco non avrebbe chiuso i suoi rapporti con la magistratura barese. Sono altri tre i filoni d’inchiesta ancora in piedi. La più corposa è quella sugli accreditamenti delle cliniche private, nell’ambito della quale sono coinvolte 47 persone tra cui i massimi esponenti dell’agenzia regionale Ares e dell’Asl di Bari. A giorni dovrebbero chiudersi le indagini. Le altre due per le quali sono state avanzate richieste di proroga delle indagini lo scorso aprile, sono quelle sull’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti – che coinvolge anche il presidente della Regione Nichi Vendola, il successore di Tedesco, Tommaso Fiore, il vescovo della diocesi di Acquaviva Mario Paciello e il direttore della struttura ecclesiastica don Mimmo Laddaga – e, l’ultima, sulle assicurazioni stipulate alla Asl di Bari. Ma per Tedesco l’importante è superare lo scoglio di venerdì. Poi si vedrà. E se dalla magistratura dovesse arrivare un rinvio a giudizio allora il senatore sa già quello che farà. Sedersi in panchina per “allenare i giovani politici”.

Nel pomeriggio, però, è arrivata la secca smentita del Psi, che in una nota ha specificato che “il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, non ha mai parlato con il senatore Tedesco di una sua candidatura tra le file Psi, di conseguenza, non avendolo mai fatto, non è possibile che si sia reso disponibile ad accoglierlo, come Alberto Tedesco sostiene”.

modificato da Redazione Web alle 16.17 del 10 gennaio 2013

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