Lo “zar” dell’antiterrorismo della Casa Bianca, John Brennan, è stato nominato nuovo direttore della Cia. Brennan, un fedelissimo di Barack Obama, è stato in questi anni il consigliere per la Sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo della Casa Bianca. Ha un passato di agente dell’agenzia di Langley. E’ uno degli artefici dell’espansione dell’uso dei droni in Pakistan e Yemen, ma che privatamente esprime la necessità che la Cia eserciti un maggiore controllo sulla selezione degli obiettivi. Il posto di direttore della Cia è vacante dal novembre scorso, quando il generale David Petraeus si è dimesso in seguito a uno scandalo sessuale che lo ha coinvolto. 

Obama ha ufficilizzato la nomina insieme a quella di Chuck Hagel a capo del ministero della Difesa: “E’ il leader che le nostre truppe meritano – ha detto il presidente – rappresenta la migliore tradizione bipartisan di cui abbiamo più bisogno ora a Washington”. La nomina di Hagel è arrivata malgrado l’ostilità del suo stesso partito. Tuttavia la conferma da parte del Senato su Hagel, personaggio controverso soprattutto per le sue posizioni critiche verso Israele e morbide sull’Iran, non è scontata. Sarebbe il primo veterano del Vietnam, eroe di guerra decorato al valore, a guidare il Pentagono. Il numero due dei repubblicani al Senato, John Cornyn, il whip (la frusta) che spinge i colleghi al voto, ha già fatto sapere che intende bocciare la nomina. “Quando si tratta della difesa della nostra nazione non siamo più democratici o repubblicani – ha aggiunto Obama – Siamo americani”. Secondo il presidente Hagel “ha una conoscenza diretta della guerra… sa che è qualcosa che facciamo solo quando è assolutamente necessario”. Il presidente, consapevole che Hagel troverà molti nemici proprio tra i repubblicani nel processo di ratifica al Senato della sua nomina, ha sottolineato il suo “passato eroico in Vietnam , dove è stato ferito” e si è guadagnato decorazioni al valore. Obama ha auspicato che il processo di ratifica delle nomine di Hagel e Brennan “sia il più rapido possibile per non esporre a rischi la sicurezza degli Usa”.

John O. Brennan, 57 anni, l’ha spuntata quindi sul vice direttore Michael Morell, al timone dell’agenzia ad interim dal 9 novembre. “Brennan ha la piena fiducia e gode del credito del presidente”, hanno affermato le fonti. “Durante gli ultimi quattro anni è stato virtualmente coinvolto in tutte le principali questioni concernenti la sicurezza e alla Cia sarà in grado di partire subito alla grande”. Morell appare dunque destinato a rimanere al palo ancora una volta: aveva assunto la carica di direttore ad interim già nel settembre 2011, dopo il passaggio di Leon Panetta al vertice del Pentagono. “E’ uno degli uomini più esperti, più preparati e più rispettati d’America – ha dichiarato Obama parlando di Brennan – Si tratta di uno dei servitori dello Stato più dedito al lavoro che abbia mai ha incontrato”.

A proposito di droni scoppia una nuova polemica negli Stati Uniti dopo l’intervista del tedesco Spiegel all’ex soldato della Us Air Force Brandon Bryant, 27 anni, oltre cinque dei quali trascorsi a manovrare a distanza droni in missioni di guerra. Chiuso in un container senza finestre nel New Mexico, aria condizionata, davanti a un computer – ha raccontato ai cronisti tedeschi – per anni ha pilotato e manovrato con tastiera e joystick droni che volavano e colpivano in Afghanistan, dall’altra parte del pianeta, e dal suo schermo ha visto morire “uomini, donne e anche bambini“. Bryant ha raccontato gli “orrori” di una guerra “virtuale”, “impersonale” e “asettica” incoraggiata da Obama. Lo faceva, scrive lo Spiegel, da un container di forma oblunga, senza finestre, delle dimensioni di una roulotte, con l’aria condizionata costantemente regolata a 17 gradi e la cui porta, per ragioni di sicurezza, non poteva essere aperta. Lì lui e i suoi colleghi avevano davanti 14 schermi di computer e quattro tastiere. “Quando Brandon premeva un bottone nel New Mexico, qualcuno moriva dall’altra parte del pianeta”.

Il militare inizia ad avere problemi di sonno, di depressione e un giorno sviene e inizia a sputare sangue. Per sei mesi viene messo a riposo con la diagnosi di una “sindrome post traumatica” non dissimile da quella vissuta da molti soldati che hanno combattuto fisicamente al fronte. Al suo ritorno ripiomba di nuovo nell’incubo, fino a quando non viene congedato, dimostrando, scrive lo Spiegel, l’impossibilità di una guerra “virtuale” e senza traumi.

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