Si incrociano due destini televisivi. E sono due destini che si erano già incrociati, qualche anno fa, per ragioni leggermente diverse e più private. Simona Ventura e Cristina Parodi, scappate dai colossi televisivi Rai e Mediaset alla ricerca di una seconda giovinezza, hanno fallito miseramente. “Cielo che gol!” e “Cristina Parodi Live” hanno chiuso i battenti in modo inglorioso, con ascolti da prefisso telefonico, confermando ancora una volta che, eccezioni a parte, la tv generalista non è morta. E soprattutto non è morto il duopolio Rai-Mediaset.

Cristina Parodi aveva abbandonato, per la seconda volta, il comodo seggiolino del tg per lanciarsi in un pomeridiano lungo ed estenuante su La7, cercando, questo le va riconosciuto, di distaccarsi per quanto possibile dal pollaio pomeridiano in onda sugli altri canali. Risultato? Flop totale, a riprova che il pubblico italiano preferisce i tronisti di Maria e i talk show all’acqua di rose della Rai. Non c’è spazio per il trash-chic parodiano. Non ancora, almeno. Simona Ventura, invece, continua nella sua involuzione televisiva che pare inarrestabile. Ormai “Nostra Simona da Chivasso” funziona solo come giudice di Xfactor (perché parla poco), ma come conduttrice ha perso lo smalto dei tempi che furono. E “Cielo che gol!” era un programma da tv locale di basso rango, con mezzi tecnici e cast artistico decisamente al di sotto di uno standard accettabile. La Ventura ha provato a risollevare le sorti del Quelli che… targato Sky con ospiti trash e chiacchierati (Minetti, Tommasi, Briatore, Cicciolina, ad esempio), ma sono specchietti per le allodole che possono funzionare su Canale 5, non su un canale sperduto nel mare del digitale terrestre. Anche se, è bene dirlo, andare in onda sul digitale non può essere una scusa per giustificare la débâcle.

Basti pensare a “The Apprentice” o alla prima edizione di “Masterchef”, e persino alle repliche domenicali di Xfactor. Chiusura anticipata dei loro programmi a parte, cosa accomuna Cristina Parodi e Simona Ventura, dunque? Poco dal punto di vista stilistico e formale, molto da quello generazionale. Sembra essere finito il tempo delle signore della tv, delle padrone di casa, delle mater familias catodiche. Resiste Maria De Filippi, ma proprio perché nei suoi programmi resta ai margini, accovacciata sui gradini e lasciando parlare (più spesso urlare) i protagonisti di “Uomini e Donne” o “Amici”. E resiste Barbara D’Urso, ma solo perché ha deciso scientificamente e metodicamente di rivolgersi a un target bassissimo e di parlare al pubblico con metodi e forme da bassifondi.

Che le donne debbano ripensare il loro ruolo televisivo è cosa risaputa. Ma si tratta di un problema che non riguarda solo veline, letterine et similia. Le tenutarie di salotti televisivi un tempo gloriosi non hanno più senso, nella tv multipiattaforma e tematica. E paradossalmente nemmeno in quella generalista. E ancora meno su canali come La7 o Cielo, che hanno pubblici decisamente più raffinati e che dal palinsesto si aspettano ben altro. Ultima annotazione, doverosa: il tentativo di Cristina Parodi è comunque da apprezzare perché non si è piegata allo starnazzamento pomeridiano (a parte qualche escandescenza di ospiti incontrollabili); il fallimento di “Cielo che gol!”, invece, è l’ennesima certificazione della fine del regno di Simona Ventura come regina della tv. E non è detto che sia un male.

Articolo Precedente

Barbara D’Urso, conduttrice “der popolo” senza vergogna

next
Articolo Successivo

Sara morta di anoressia. La tv fa bene a mostrare?

next