Chissà se Roberto Maroni pensa ancora che parlare di una possibile alleanza con Berlusconi “non ha senso”, come assicurava ai militanti leghisti radunati alla Berghem fest il primo settembre 2012? E chissà se ancora oggi può dirsi convinto che Berlusconi “avrebbe mantenuto l’impegno” di farsi da parte e di lanciare le primarie del Pdl, come dichiarava felice il 27 ottobre? E chissà se oggi avrebbe il coraggio di postare su Facebook il proclama del 3 novembre secondo il quale “i nostri ideali non sono in vendita” e quindi sull’alleanza in Lombardia “Berlusconi sbaglia perché ne fa una questione di poltrone e non di ideali”? Una logica conseguenza della promessa condivisa con gli “amici” virtuali il 2 agosto: “Secondo Libero la grande ammucchiata Bersani-Vendola-Casini farà tornare la Lega alleata di Berlusconi. Ma chi l’ha detto? Ma chi lo vuole?”.

C’eravamo tanto amati. E poi odiati. E poi riamati. E poi riodiati. E poi riamati. E così via, all’infinito. La nuova alleanza tra Pdl e Lega siglata nella notte ad Arcore è l’ennesima puntata di una tormentata storia ventennale di tradimenti e rappacificazioni. Ora, all’ultimo minuto utile prima delle presentazioni delle liste per le elezioni politiche e le regionali lombarde, il nuovo abbraccio. Come una coppia esausta ed esacerbata che ci riprova ancora una volta, ma soltanto per la paura di affrontare la vita – leggi, le elezioni – in solitudine, e di non farcela.

E’ sempre iniziata bene, è sempre finita male. 1994, primo governo Berlusconi, caduto dopo appena sette mesi proprio per lo sfilamento di Umberto Bossi. Seguì il pubblico scandalo dei panni sporchi – anzi sporchissimi – lavati in piazza. “Mafioso di Arcore”, “riciclatore di soldi”, “suino”, “nazista”, disse Bossi di Berlusconi. “Dissociato mentale”, “ladro di voti”, “Wanna Marchi”, disse Berlusconi di Bossi. Nel 1996 il centrodestra marciò diviso e vinse Romano Prodi. All’approssimarsi delle elezioni del 2001, però, l’amara scoperta: per battere un centrosinistra che pure aveva dissipato la vittoria cambiando quattro governi in cinque anni, era necessario rifare l’alleanza. Che, a quanto si seppe, fu suggellata da un misterioso patto segreto depositato nella cassaforte di un notaio. Patto che tenne, tra alti e bassi, fino al voto del 2006 e a quello del 2008. Per arrivare al tracollo, all’apparenza definitivo, nel novembre 2011, quando Berlusconi ha deciso di dimettersi da presidente del Consiglio e di dare il sostegno del Pdl al governo tecnico di Mario Monti. “Berlusconi è un po’ una mezza cartuccia, ha paura”, è stato il sigillo di Bossi all’ennesima rottura.

Intanto la Lega affondava nello scandalo di Belsito e della “Family” Bossi, accelerando la successione di Roberto Maroni a segretario. Aria nuova, insomma. E infatti così Maroni rispondeva, ancora il 28 agosto 2012, a chi gli chiedeva se l’alleanza con Berlusconi – nel frattempo ulteriormente screditato dallo scandalo Ruby – avrebbe potuto riproporsi: “Un deja vu: noi siamo per il cambiamento, per il nuovo e guardiamo al futuro”. E il futuro è “’Prima il nord’, una Lega forza egemone che aggrega forze e non è aggregata”. Perché “con il sostegno dato al governo è finito un ciclo politico”, giurava davanti al popolo del Carroccio radunato ad Acqui Terme (Alessandria) il 12 marzo.

Qualunque prospettiva di riavvicinamento era subordinata al “passo indietro di Berlusconi”, chiariva il segretario leghista il 24 ottobre, salutando con estremo favore le primarie del Pdl. Primarie che non si sarebbero mai tenute. Nessun patto, comunque, con chi sosteneva il governo Monti “nemico del Nord”. Ma per Berlusconi, evidentemente, è stato sufficiente staccare la spina un mese prima della scadenza naturale per purgarsi dal peccato di averlo sostenuto per un anno tondo tondo.

E Berlusconi? Della “volatilità” delle sue affermazioni si fa quotidiane beffe lo stesso Monti, e questa telenovela di amore e tradimenti non fa eccezione. ”La Lega ha già la presidenza di due regioni importantissime”, Veneto e Piemonte, ”ed è impossibile che il Pdl possa rinunciare anche alla Lombardia”. Parole del Cavaliere, imperituramente scolpite nell’ultimo libro di Bruno Vespa e diffuse come anticipazione il 3 novembre, esattamente due mesi e tre giorni prima dell’accordo che fa di Maroni il candidato di Lega e Pdl alla presidenza dell’ex regno formigoniano, in cambio dell’alleanza alle politiche di febbraio.

Naturalmente il nuovo patto di Arcore poggia su solide basi. Primo, la promessa di Berlusconi di essere “capo della coalizione” ma non presidente del consiglio in caso di vittoria. Si vedrà. Secondo, che dopo la vittoria in Lombardia prenda corpo, con il Piemonte di Cota e il Veneto di Zaia, la “macroregione del Nord”, una cosuccia che richiederebbe qualche passaggio costituzionale piuttosto delicato e controverso. Terzo, che “tre quarti delle tasse restino sul territorio lombardo”. Una promessa di sicuro effetto, ma già smontata nel suo appeal da un insospettabile, l’ex ministro Pdl Paolo Romani. Che, a quanto riporta il Corriere della Sera, afferma: “Non è così difficile da realizzare”, visto che “su 150 miliardi dati allo Stato, la Lombardia ne riceve 107”. Cioè il 71,3%.

MARONI E BERLUSCONI, UN ANNO DI BUFALE E BLUFF

”Non c’è mai stata l’ipotesi di un governo Alfano-Maroni. Francamente non è passato nella testa di nessuno che si potesse fare una cosa del genere. E non per me, che non avrei avuto problemi di questo tipo”. Silvio Berlusconi, 29 novembre 2011

“Se Berlusconi ora appoggia Monti poi quando si andrà alle elezioni non può chiedere alla Lega di fare accordi perché qualche problema c’è”. Roberto Maroni a Le Invasioni Barbariche, 27 gennaio 2012

”Ammiro Berlusconi e lo rispetto, ma con il sostegno dato al governo è  finito un ciclo politico. Berlusconi è una persona che ammiro, anzitutto perché è presidente del Milan di cui sono tifosissimo, e perché ha sempre dato sostegno alle mie richieste, ma la sua decisione di schierarsi con il governo ha sancito la fine di un ciclo”. Roberto Maroni, 12 marzo 2012

“Silvio politicamente è finito”. Umberto Bossi, 30 luglio 2012

”Secondo Libero la grande ammucchiata Bersani-Vendola-Casini farà tornare la Lega alleata di Berlusconi. Ma chi l’ha detto? Ma chi lo vuole?”. Roberto Maroni su Facebook, 2 agosto 2012

”E’ una cosa che mi pare di aver già visto qualche anno fa: un deja’ vu: noi siamo per il cambiamento, per il nuovo e guardiamo al futuro. Il futuro è ‘Prima il nord’, una Lega forza egemone che aggrega forze e non è aggregata”. Roberto Maroni, 28 agosto 2012

”Non cedere niente delle nostre idee sul piano delle alleanze romane: basta, capitolo chiuso. Berlusconi è un amico, ma oggi dopo quello che è successo, l’appoggio del Pdl al governo Monti, ha senso che parliamo di una possibile alleanza? Io dico di no, la Lega si allea con la Lega, con i cittadini del nord”. Roberto Maroni alla Berghem Fest, 1 settembre 2012

“Avendolo sentito nei giorni scorsi, non avevo dubbi che avrebbe mantenuto l’impegno preso”. Roberto Maroni sulla promessa di Berlusconi di fare le primarie del Pdl, 27 ottobre 2012

”La Lega ha già la presidenza di due regioni importantissime (Veneto e Piemonte, ndr), ed è impossibile che il Pdl possa rinunciare anche alla Lombardia”. Silvio Berlusconi, anticipazione dal libro di Bruno Vespa, 3 novembre 2012

 ”L’alleanza con il Pdl? La Lega ha la sua posizione, è pronta e organizzata per andare da sola. Il Pdl ha deciso di appoggiare il governo Monti, noi siamo stati contro dall’inizio. E restiamo coerenti non come quelli che a Roma votano le misure di Monti e poi, quando vengono sul territorio, se ne dimenticano…. Maroni è candidato presidente della Lombardia con il nostro programma. Penso che la gente lo voterà e che potrà vincere anche da solo”. Roberto Cota, 15 novembre 2012

“La minaccia di far cadere le giunte di Veneto e Piemonte? Una barzelletta. Possibile sostegno della Lega a Monti. Idem. Ma chi è questo B?”. Roberto Maroni su Facebook, 12 dicembre 2012

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