Le borse smaltiscono l’euforia per l’accordo sul fiscal cliff, ma Piazza Affari chiude comunque la seduta in leggero rialzo, con il Ftse Mib salito dello 0,09% a 16.909 punti anche grazie al miglioramento dello spread, che  chiude a 275 punti base (minimo di seduta a 274) sui valori minimi da metà agosto 2011 con il rendimento del Btp a 10 anni terminato al 4,23%, un livello che non si vedeva da novembre del 2010.

La chiusura di oggi riporta a livello il famoso ‘spread’ sui livelli toccati a metà dell’agosto 2011. Era quasi un anno e mezzo fa, con questo livello che si è sfiorato la scorsa primavera a quota 276. Ma per gli operatori del settore rimane vivo quello che chiamano il ‘rischio yoyo’, come le tappe che hanno portato alle attuali quote testimoniano. 

A Uno mattina il Professore ha rivendicato il calo dello spread di ieri a 283 punti, sotto la cosiddetta “soglia Monti”, di certo “una conseguenza dell’accordo sul ‘Fiscal Cliff’, ma anche effetto di una riconquistata credibilità dell’Italia”.

= 2011 =

– L’avvio delle tensioni si registrano sulle Borse a fine febbraio per i venti della crisi libica, ma lo spread viaggia tranquillo con un minimo a quota 120 registrato in aprile

– In giugno lo spread inizia a salire oltre i 200 punti

– Nei primi giorni di luglio parte il vero ‘attacco’ sui titoli dei Paesi euro a elevato indebitamento: l’11 luglio lo spread Btp-Bund vola a 290 punti, il 18 è a quota 337.

– A inizio agosto S&P taglia la tripla A agli Usa e tracollano le Borse mondiali, con lo spread che corre fino a 388 per poi oscillare attorno agli attuali livelli (il 15 agosto è ai minimi del periodo a 267 punti)

– Nei mesi successivi crollano le Borse mondiali, lo spread corre oltre i 500 punti e il 9 novembre tocca il record di 574 punti, con il rendimento del Btp che schizza al 7,47%.

– Trascorre una settimana, il governo passa da Berlusconi a Monti, ma per lo spread non c’è pace: il differenziale rimane a quota 530 punti.

– 30 novembre: la svolta arriva con l’intervento delle banche centrali di mezzo mondo e in particolare della Bce, che immettono e promettono liquidità, lo spread mette la retromarcia e scende fino a quota 474.

– 5 dicembre: la corsa verso il basso (370 punti) prosegue all’indomani del varo della manovra da parte del governo.

– A fine dicembre torna la tempesta sui mercati e lo spread vola di nuovo sopra 500

= 2012 =

– A fine gennaio inizia una lunga discesa del differenziale, che il 19 marzo tocca brevemente il suo minimo dell’ultimo periodo a quota 276.

– Ma subito lo spread tornare a salire, soprattutto per i timori sulla Spagna, con una forza che sembra inarrestabile: si arriva fino a quota 528, registrata il 24 luglio.

– 26 luglio: parla Draghi e torna il sereno. Le Borse si riprendono e il differenziale si raffredda progressivamente.

– 19 settembre: si arriva ai livelli più bassi dopo l’estate, a quota 327.

– 17 ottobre: schiarita sul possibile salvataggio della Spagna, lo spread va giù a 313 punti.

– 3 dicembre: La Grecia annuncia il buyback di titoli di Stato, la Spagna formalizza la richiesta di aiuti per le sue banche e il differenziale scivola fino a toccare i 292 punti, per poi risalire e oscillare sopra quota 300.

= 2013 =

– 2 gennaio: lo spread tra Btp e Bund archivia la prima seduta dell’anno sotto la ‘soglia Montì a 283 punti col tasso al 4,27%. Il premier uscente aveva indicato come obiettivo quota 287, ossia la metà di quel massimo di 574 punti toccato durante il governo Berlusconi nel novembre 2011

– 3 gennaio: chiusura con spread a 275, rendimento del Btp decennale al 4,23%, livello minimo dal novembre 2010.

 

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