Il costume degli italiani ridisegnato dalla Cassazione. Dalla A alla Z, la Suprema Corte, in un anno di sentenze, ha corretto le cattive abitudini degli italiani, cercando di riportare il ‘bon ton’ nei rapporti.

A come attaccabrighe. Il comportamento “poco collaborativo” e “talvolta offensivo” verso i colleghi autorizza il datore di lavoro al licenziamento. Paga poco anche l’atteggiamento dell’impiegato incline al litigio che passa alle “vie di fatto”. B come Bacio. Non tutte le effusioni sono ammesse. Anche le modalità con cui viene schioccato un bacio ha il suo peso. Vietato lo smack sulla guancia se è il ripiego di un bacio rifiutato sulle labbra. Proibito anche il bacio ‘deviato’, diretto cioè verso una zona erogena e deviato all’ultimo momento dalla vittima. C come Cani. La Cassazione corregge anche le cattive abitudini del miglior amico dell’uomo. Pertanto, anche se mettere la ‘sordina’ ad un cane non è impresa da poco, i proprietari di animali devono ingegnarsi per limitare “le occasioni di disturbo prevenendo le possibili cause di agitazione ed eccitazione dell’animale, soprattutto nelle ore notturne”. D come decenza. Va sempre cercato il giusto equilibrio tra decenza e moralismo. Così bando agli abbigliamenti troppo succinti “in modo da fare vedere le parti intime del corpo, in particolare il seno e il fondoschiena”.

E come effusioni. Vietate quelle eccessivamente spinte in luogo pubblico e in auto. Sono contrarie alla decenza. Meglio attendere di arrivare in casa. F come Facebook. Attenzione alle modalità di utilizzo della tecnologia. Si può essere molesti anche tramite questo mezzo se si scaricano le proprie frustrazioni contro qualcuno. La “condotta persecutoria e assillante” nei confronti di una persona attraverso Facebook costituisce quindi una vera e propria molestia punibile in base al nuovo reato di stalking. G come Guidare. Guidare alticci un motorino fa scattare il ritiro della patente. C’è lo stesso pericolo, naturalmente, che se ci si mettesse alla guida di un’auto. H come Hotline. La Cassazione lascia qualche margine per le ‘debolezze’. Fare telefonate erotiche dietro pagamento non è una forma di prostituzione perché non si compiono atti sessuali col corpo ma ci si limita alle parole per eccitare il cliente. I come Ingratitudine. Si paga a caro prezzo. Chi, ricevuta una donazione da parenti o amici, cambia atteggiamento nei confronti del suo ‘benefattore’, dimostrandosi appunto ingrato, rischia di perdere i beni così acquisiti. Questo perché “la revoca della donazione si giustifica come adeguata reazione alla manifestazione altrui di chiara e radicata ingratitudine”.

L come Lettere. Sulla scrittura epistolare c’è ampia letteratura. Giusto non disperdere l’abitudine di scrivere lettere ma l’eccesso non aiuta mai. Una insegnante che aveva deciso di fare espiare le colpe ad un alunno bullo, gli ha fatto prendere carta e penna e scrivere ‘sono deficiente’ ma è stata condannata per maltrattamenti. La lettera scritta quando l’amore andava a gonfie vele può diventare motivo di addebito davanti ad un giudice della separazione. M come Mail. Attenzione alle mail che si spediscono. Il datore di lavoro può acquisire il testo dei messaggi di posta elettronica scambiati dal lavoratore con soggetti estranei. N come Natale. Mai festeggiare con l’amica e la moglie insieme. Lo suggerisce il buon senso, ma anche la Cassazione che ha addebitato la colpa della separazione ad un marito ‘accompagnatore, paladino’ che portava a casa l’amica anche per le feste natalizie. O come ostentare. Attenzione ad ostentare troppo. L’atteggiamento di eccessiva spocchia, specie in tema di amore, può fare male al partner al pari di un maltrattamento.

P come pausa caffè. Sacrosanta la pausa, a patto che non sia di durata ‘fiume’. Il break è consentito soltanto se limitato a “pochi minuti”. In questo caso un dipendente che si era fatto male durante la classica pausa caffè in ufficio si è visto negare il risarcimento danni perché il break era durato “più del dovuto”. Q come querelle. Evitare tassativamente quelle condominiali, motivo di cause fiume che vanno avanti per decenni. Una querelle sorta fra due casalinghe è andata avanti per dieci anni a causa del continuo sgocciolio del bucato. Alla fine la Cassazione ha suggerito che i panni sporchi si lavano in casa.

R come Ricariche. Galeotta la ricarica telefonica troppo lunga sul posto di lavoro. Se la pausa per ricaricare il telefonino diventa eccessivamente lunga nel tempo e portatrice di cose negative sul lavoro può far rischiare anche la rimozione. S come Sesso. Evitare lo sciopero del sesso col partner. Ora la Cassazione le ha attribuito la colpa della separazione. Secondo la Suprema Corte “il persistente rifiuto di intrattenere rapporti affettivi e sessuali con il coniuge – poiché, provocando oggettivamente frustrazione e disagio e, non di rado, irreversibili danni sul piano dell’equilibrio psicofisico, costituisce gravissima offesa alla dignità e alla personalità del partner – configura e integra violazione dell’inderogabile dovere di assistenza morale sancito dall’art. 143 c.c., che ricomprende tutti gli aspetti di sostegno nei quali si estrinseca il concetto di comunione coniugale”.  T come Telefonate. Sono tanti i casi di dipendenti pubblici che, nel corso della loro giornata lavorativa, si sono attaccati al telefono per ragioni private un po’ troppo a lungo. In molti casi il lavoratore paga con il licenziamento perché secondo la Cassazione “troppe chiamate private ledono il rapporto fiduciario con l’azienda se vengono fatte da chi svolge un’attività che richiede particolare attenzione”.

U come Urlare. Strilli e rimproveri continui da parte del capo con “toni pesanti” davanti agli altri colleghi possono costituire mobbing. Una condanna in tal senso è stata attribuita ad un’azienda milanese perché una sua dirigente aveva vessato per mesi una dipendente. V come Vocabolario. Esprimersi sempre in maniera corretta. Non è solo un problema di eleganza, ma anche un modo per evitare eventuali guai giudiziari. La Cassazione davanti al termine ‘becero’, nel dubbio se assolvere o meno l’espressione, ha consultato ben due vocabolari. “Confrontando lo Zingarelli – hanno scritto – si evince che il termine ‘becero’ è inequivocabilmente spregiativo e proprio di uomo triviale dai modi plebei”. Per avere maggiori certezze, piazza Cavour ha consultato anche il Devoto Oli dal quale ha dedotto che si vuole indicare “persona ignorante, chiassosa e volgare”. Z come Zizzania. La serenità in ufficio è tutto. Mettere zizzania tra i colleghi può essere una leggerezza censurabile, se non con il licenziamento, certamente con un trasferimento. La colpa non scusabile è quella di “rovinare l’ambiente di lavoro”. 

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