Le primarie di capodanno per la scelta dei candidati da inserire nelle liste del Pd ci offrono una bella opportunità di rinnovamento, la sensazione che dove le regole garantiscono l’ancien regime, esiste sempre la politica in grado di liberare energie nuove e risposte convincenti.

Il Pd vince, dimostrando di aver fiducia nel proprio elettorato, aprendo porte e finestre, senza stare rinchiuso in apparati e salotti. Naviga a mare aperto Bersani, rafforzato dalla vittoria delle primarie, non perde l’occasione per liberarsi dalla pressione di pretoriani e dinosauri. Bersani sa bene che la partita del 24 Febbraio si vince solo se sarà in grado di offrire una vera alternativa credibile alla società italiana, partendo proprio dagli elettori del centrosinistra che devono mobilitarsi al massimo per superare lo storico voto del 2006.

La salita in politica di Monti ci racconta che l’ala conservatrice del Paese (troppo spesso erroneamente chiamati i “moderati”) risponde a vertici ecclesiastici e confindustriali per nulla intenzionati nel darla vinta alla sinistra. La sinistra, invece, per quanto possa moderare il suo linguaggio resta la casa dei progressisti che risponde alla parte opposta del Paese, quella che vuole giustizia sociale e diritti civili per intenderci.

Il 2012 sarà ricordato come l’anno dell’anti-politica o forse solo della grande arrabbiatura degli elettori verso partiti e politici. Un anno dove la politica è stata commissariata nelle istituzioni dai professori, e nella società dai “vaffa” di Grillo. Per questo è stato importante chiudere quest’anno celebrando la bella politica, per affermare che la risposta all’anti-politica non sono altre grida, non è farsi trascinare nel populismo, ma fare politica. Quella bella, quella che non si arrende, che non è somma matematica e rese clientelari, ma idee, comportamenti, esempi.

Accade che gli intoccabili siano nuovamente tra la gente, che si scoprano uguali agli altri e bisognosi dell’ultimo degli iscritti. Accade che il milionario Gori venga sconfitto e che l’ex Vice Ministro, già leader Cisl, Sergio D’Antoni arrivi sesto. Morti e feriti, increduli, spaesati, sono arrabbiati con Bersani reo di averli consegnati in pasto agli elettori. Ma la cosa più bella è che ci sono giovani, soprattutto giovani donne, che trionfano.

Effetto Olimpiadi, quando uno sconosciuto vince l’oro, tutti ci emozioniamo, senza prendere in considerazione che quell’atleta sono anni che ci dedica la sua vita. Le primarie di capodanno sono come le Olimpiadi, hanno dato l’opportunità a giovani talenti di venire fuori, di battere i Bolt e i Phelps, che in realtà da noi neanche gareggiavano visto che i seggi li avevano per divina concessione.

Le nostre olimpioniche hanno facce belle, gentili, sono quella di Giuditta Pini, 28 anni, che dalle zone terremotate dell’Emilia guida i giovani democratici, adesso sbarcherà in Parlamento; sono quella di Magda Culotta, 27 anni, da due anni sindaco di Pollina, è arrivata prima a Palermo; quella di Miriam Cominelli, 31 anni, ingegnere precario che è la più votata in Lombardia. Alla faccia delle Minetti e delle “amazzoni del caimano”, anche questa vittoria di giovani donne ci racconta che esiste un modo diverso di fare politica. Giuditta, Magda, Miriam vincono fuori dalle quote rosa, e il loro trionfo è riscatto per tutte le donne e per una generazione che deve riappropriarsi della politica. Esistono meravigliose risorse che attendono silenziosamente solo un’opportunità, allenandosi quotidianamente con la vita reale. Per mesi abbiamo parlato della necessità di “rottamazione” – bastava poco – una nuova classe dirigente è pronta, gli elettori anche. Allora che cosa aspettiamo?

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